NEWS DI APRILE 2024
NEWS DALL'UE SULL'AMBIENTE
A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa
LE GRANDI COMPAGNIE ASSICURATIVE GLOBALI NON SI ADEGUANO ANCORA ALLA CRISI CLIMATICA, ANZI A VOLTE LA ALIMENTANO.
Secondo un rapporto di Share Action, (ente no-profit che fa campagne sull’investimento responsabile e sostenibile), ancora oggi la maggior parte delle più grandi compagnie assicurative al mondo quasi ignora i temi della crisi climatica, della biodiversità e dei fattori sociali come la tutela dei diritti umani; spesso stipulano polizze o investono in premi ricavati da progetti e aziende che danneggiano l’ambiente, alimentando la crisi climatica e contribuendo a violazioni dei diritti umani.
Le compagnie che sono state più o meno promosse da Share Action, tra le 65 analizzate, sono solo AXA Group e CNP Assurances SA; spiega Share Action: "Le polizze degli assicuratori consentono ancora di sottoscrivere o investire in progetti relativi a carbone, petrolio e gas non convenzionali e nuovi progetti di petrolio e gas convenzionali...La maggior parte degli assicuratori non è riuscita a escludere la sottoscrizione di alcuni dei progetti sui combustibili fossili più controversi al mondo (come la miniera di carbone di Carmichael in Australia o la East African Crude Oil Pipeline (EACOP)."
In particolare, sul tema della biodiversità, Share Action sottolinea che per le compagnie, per esempio, la protezione degli ecosistemi è un “punto cieco”: il 43% delle 65 entità analizzate – e il 100% di quelle nordamericane – non ha alcuna policy in merito; per quel che riguarda gli aspetti umani e sociali (dalla produzione di armamenti, ai temi di salute pubblica, ai diritti delle popolazioni indigene), "…gli investitori hanno riferito di interagire con i clienti su temi sociali molto meno frequentemente rispetto a questioni legate al clima. Pochissimi assicuratori hanno riferito di utilizzare metriche sociali per valutare le società partecipate e nessuno ha riferito di impegnarsi con i clienti sottoscrittori sugli impatti sui diritti umani o sul lavoro."
fonte:rinnovabili
IL CONSIGLIO EUROPEO (ECOFIN) HA ADOTTATO FORMALMENTE L’EMISSION PERFORMANCE OF BUILDINGS DIRECTIVE (EPBD), OSSIA LA "DIRETTIVA CASE GREEN".
La nuova direttiva riguardo il patrimonio edilizio dell’Ue prevede che entro il 2050 dovrà diventare a emissioni zero; entro il 2030 tutti gli edifici non residenziali saranno al di sopra del 16% degli edifici con le peggiori prestazioni ed entro il 2033 al di sopra del 26% degli edifici con le peggiori prestazioni in termini di prestazione energetica. Sono previsti sostegni e tecnici finanziari ai più fragili.
Ogni Stato membro potrà tuttavia scegliere di esentare edifici specifici dalle norme, come edifici storici, luoghi di culto o edifici di proprietà delle forze armate; dovrà invece garantire che "il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali sarà ridotto del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035. Almeno il 55% della riduzione energetica sarà ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici più deteriorati, che rappresentano il 43% degli edifici. edifici residenziali performanti".
Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue, gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire le disposizioni della direttiva nella loro legislazione nazionale. La Commissione Ue riesaminerà la direttiva entro il 2028, considerando i progressi compiuti durante la sua attuazione.
I piani nazionali di ristrutturazione degli edifici includeranno una roadmap per eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040; sarà garantita l'installazione di impianti di energia solare idonei nei nuovi edifici, negli edifici pubblici e in quelli esistenti non residenziali in fase di ristrutturazione che richiedono un permesso; all'interno o accanto agli edifici sono previsti punti di ricarica per auto elettriche, precablaggi o condutture per ospitare future infrastrutture e parcheggi per biciclette.
Riccardo Bani, Presidente dell’Associazione per il Riscaldamento Senza Emissioni (ARSE): "Accogliamo con favore l’esito della revisione della direttiva UE sulla prestazione energetica degli edifici, perché rappresenta un passo importante verso un futuro più sostenibile e resiliente dal punto di vista energetico per l’Unione Europea e i suoi cittadini …nonostante la versione approvata della direttiva sia ammorbidita rispetto alla proposta iniziale, non va vista come un onere imposto dall’Europa, bensì come un insieme di misure sensate per perseguire l’indipendenza energetica e ridurre l’impatto ambientale, oltre che un’opportunità per valorizzare il patrimonio immobiliare… E’ importante fornire strumenti efficaci per incentivare la transizione verso sistemi di riscaldamento e raffreddamento alimentati da energie rinnovabili. La strada indicata dall’Europa è chiara e il settore è pronto: è iniziata l’era della decarbonizzazione dei consumi termici, ma occorre fornire a cittadini e imprese gli strumenti per accelerare la transizione energetica".
fonte: greenreport
LA POLITICA AGRICOLA COMUNE SARÀ RIVISTA GRAZIE ALLA NUOVA PROCEDURA D’URGENZA APPROVATA DAL PARLAMENTO EUROPEO; GLI ATTIVISTI PROTESTANO.
Il Parlamento Ue ha approvato la procedura d’urgenza per l’eliminazione di molti dei requisiti ambientali che gli agricoltori devono soddisfare per ottenere i fondi europei; tale voto va decisamente in controtendenza rispetto alla transizione ecologica che serve al settore e indicata anche dalle strategie europee "farm to fork e biodiversity 2030".
Numerose le proteste degli attivisti, che non si stancano nel ricordare a tutta l'Ue che indebolire le norme di protezione dell’ambiente e della biodiversità significa danneggiare seriamente gli agricoltori stessi, considerando che a causa degli eventi climatici estremi, della scarsità di risorse idriche, dell’impoverimento dei suoli e del declino della biodiversità, è a rischio seriamente la stessa produttività agricola; stano diminuendo infatti progressivamente le piccole e medie aziende agricole e il reddito degli agricoltori è sempre più minato dai prezzi troppo bassi dei prodotti importati e da quelli imposti dalla grande distribuzione.
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente: "La procedura d’urgenza per la revisione della PAC approvata dal Parlamento Ue rappresenta un atto molto grave e incomprensibile che mette in discussione i requisiti ambientali della politica agricola comunitaria che erano rimasti in piedi. Si tratta di un voto in forte controtendenza rispetto alla transizione ecologica che serve e che è in atto nel settore e che le stesse strategie europee farm to fork e biodiversity 2030 indicavano con chiarezza. Purtroppo i ministri dell’Agricoltura hanno già indicato che i governi dell’UE sosterranno la proposta della Commissione europea di eliminare molte delle misure di protezione ambientale dai regolamenti della PAC. Il nostro auspicio è che l’Italia, con un forte atto di responsabilità, cambi rotta e bocci questa proposta di revisione in vista della prossima e definitiva plenaria a Strasburgo dal 22 al 25 aprile, prima delle elezioni europee".
Federica Ferrario di Greenpeace Italia: "In risposta alle proteste degli agricoltori degli ultimi mesi, la politica europea sta trasformando le norme di protezione ambientale in un capro espiatorio, senza affrontare le vere cause della crisi che colpisce il settore. I politici europei, pur di non toccare gli interessi delle grandi aziende che traggono profitto dallo status quo, rischiano di condannare gli agricoltori a subire gli effetti di siccità e alluvioni sempre più gravi, senza fare nulla per affrontare la loro precaria situazione economica".
fonte:greenreport