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AVV. ANTONELLA ROBERTI

NEWS DI MARZO 2024

 

NEWS DALL'UE SULL'AMBIENTE

A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa

 

AZIONI UE DI CONTRASTO AL GREENWASHING: ECCO LA NUOVA DIRETTIVA GREEN CLAIMS.

Recentemente  è stata approvata dall'Europarlamento la Direttiva Green Claims conto il greenwashing. (greenwashing da esgnews.it: "tecnica di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni ed enti che propongono come ecosostenibili le proprie attività, esaltando gli effetti positivi di alcune iniziative e al contempo cercando di occultare l’impatto ambientale negativo di altre o dell’impresa nel suo complesso".)

Il relatore della commissione Ambiente Cyrus Engerer (S&D, Malta):"È giunto il momento di porre fine al greenwashing. La nostra posizione pone fine alla proliferazione di dichiarazioni ecologiche fuorvianti che hanno ingannato i consumatori per troppo tempo. Faremo in modo che le aziende dispongano degli strumenti giusti per adottare pratiche di sostenibilità autentiche. I consumatori europei vogliono fare scelte sostenibili. Tutti coloro che offrono prodotti o servizi devono garantire che le loro dichiarazioni siano verificate scientificamente."

Un esempio per capire cosa non  dovranno più fare le aziende relativamente alle definizioni dei prodotti: utilizzare affermazioni come "biodegradabili", "meno inquinanti", "a risparmio idrico" o "a base di materie prime biologiche", a meno che non siano in grado di giustificarle scientificamente, prendendo in esame l’intero ciclo di vita del prodotto e sottoponendo il prodotto alla valutazione di soggetti indipendenti, che saranno identificati dagli stessi Paesi membri.

 Il Parlamento chiede che le dichiarazioni e le relative prove siano valutate entro 30 giorni; esenti dalle ultime direttive saranno le microimprese, inoltre le PMI ( Piccole Medie Imprese) beneficeranno di un anno in più per conformarsi rispetto alle imprese più grandi.

Fondamentale, secondo la Direttiva, sarà la compensazione delle emissioni: è già in vigore la direttiva Empowering consumers for the green transition dell’Unione Europea, che vieta alle imprese di fare dichiarazioni ecologiche basate esclusivamente sui carbon offset, (schemi di compensazione delle emissioni di anidride carbonica); ma  da oggi le aziende potranno citare gli schemi di compensazione solo se hanno già ridotto "il più possibile" le loro emissioni e solo per le emissioni residue.

Dalla Direttiva sono previste inoltre multe pari ad almeno il 4% delle entrate annuali, o esclusioni fino a un anno dalla partecipazione ad appalti pubblici o sussidi per le aziende che non comproveranno le dichiarazioni ambientali; il Parlamento si mostra ancora tollerante riguardo le dichiarazioni verdi sui prodotti contenenti sostanze pericolose; tuttavia a breve la Commissione valuterà se dovranno essere definitivamente vietate.

fonte:economiacircolare.com

 

CAMBIAMENTO CLIMATICO GLOBALE, INQUINAMENTO E PERDITA DI BIODIVERSITÀ SONO LA CAUSA PRIMARIA DELLE PIÙ GRAVI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI IN TUTTO IL PIANETA.

In occasione della 55esima sessione dell’ Human Rights Council – Measures for minimizing the adverse impact of climate change on the full realization of the right to food, è emerso che cambiamento climatico, inquinamento e perdita di biodiversità generano conflitti che colpiscono la vita e i diritti delle persone. Tra questi i più gravi sono l'allontanamento forzato delle popolazioni dalle loro case e dalle loro terre, la fame e l’inedia che limitano e impoveriscono la vita dei bambini, rendendoli, insieme agli adulti, anche più vulnerabili alle malattie.

Qualche numero: secondo la Fao, nel 2023, 783 milioni di persone – oltre il 9% della popolazione mondiale – hanno sofferto la fame cronica lo scorso anno; invece di raggiungere l' Obiettivo di Sviluppo Sostenibile di fame zero entro il 2030, la Fao stima che nel 2030, nonostante alcuni progressi, quasi 600 milioni di persone soffriranno ancora la fame.

fonte:economiacircolare.com

 

L'ACCESSO ALL'ACQUA È MINACCIATO DA EVENTI ESTREMI E DALL'INQUINAMENTO: "L’ACQUA È UN PROBLEMA URGENTE." (OLIVER RÖPKE, PRESIDENTE DEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO).

In occasione della Civil Society Week, in corso a Bruxelles, Oliver Röpke, presidente del CESE ( Comitato Economico e Sociale Europeo): l’acqua è una risorsa vitale e sempre più minacciata…"è inaccettabile che nell’Ue ci siano persone che non hanno ancora accesso all’acqua e ai servizi igienici".

La causa di questa crisi dell'acqua si deve attribuire non solo agli eventi estremi, ma anche ai  consumi dell’industria, che diventano sempre più intensivi e ad infrastrutture vetuste, che provocano enormi sprechi.

Ad oggi le misure e gli obiettivi Ue per proteggere le risorse d’acqua dolce e marine non sono stati raggiunti; il Comitato Economico e Sociale Europeo ha invitato le istituzioni a considerare l’acqua come una priorità strategica nel periodo di programmazione 2028-2034 e oltre, integrata in tutte le politiche dell’Ue; sempre Röpke: "Ci sarà una politica completa e coerente, basata su principi guida e azioni concrete. Si tratta di anticipare le esigenze e di preservare e gestire adeguatamente le nostre risorse idriche comuni a breve, medio e lungo termine. L’Europa può trasformare le sfide legate all’acqua in nuove opportunità per lo sviluppo tecnologico, il progresso sociale, la creazione di nuovi posti di lavoro, le competenze e la crescita delle imprese, nel rispetto dell’ambiente. È tempo di unire le forze e trovare soluzioni comuni alla crisi sistemica dell’acqua. La nostra azione collettiva, sostenuta da una strategia idrica forte e ambiziosa a livello europeo, è l’unica garanzia per un futuro sostenibile… abbiamo bisogno di una strategia, di piani d’azione per gli investimenti per le infrastrutture. Ci sono già dei fondi che, ad esempio, arrivano dalla politica di coesione, ma vogliamo rendere tutto questo più coerente, con un Blue Transition Fund, come punto di accesso unico per gli investimenti sull’acqua e combinare investimenti pubblici con finanziamenti innovativi"..

fonte: geagency.it

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SBIANCAMENTO DEI CORALLI: SI PREVEDE UN PEGGIORAMENTO DEL FENOMENO SENZA PRECEDENTI.

Già tra il 2014 e 2017 fu rilevato dagli esperti il fenomeno dello sbiancamento dei coralli (avviene con l'aumento anomalo delle temperature degli oceani, che mettono sotto stress i coralli, che reagiscono espellendo le alghe con cui vivono in simbiosi e che sono necessarie alla loro sopravvivenza; la conseguenza evidente è anche la perdita di colore.) e si cominciò a parlare di evento di massa; oggi la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti (monito anche lo stato di salute delle barriere coralline globali) diffonde l'allarme che è vicino il 4° evento di massa che riguarda lo sbiancamento e che stavolta potrebbe coinvolgere l’intero emisfero australe.

Ricordiamo che dalle barriere coralline dipende circa il 25% delle specie marine, tra cui almeno 4.000 specie di pesci e la morte del reef avrà effetti nocivi irrimediabili su altri ecosistemi e portare alla riduzione delle popolazioni di molte specie marine. 

Reuters Derek Manzello, coordinatore del Coral Reef Watch della NOAA: "Sembra che l’intero emisfero australe probabilmente subirà uno sbiancamento quest’anno...Siamo letteralmente seduti sull’orlo del peggior evento di sbiancamento nella storia del pianeta".

fonte: rinnovabili

 

CICLO DELL'ACQUA DOLCE: LE ATTIVITÀ UMANE HANNO ALTERATO LA SUA CAPACITÀ DI REGOLARE PROCESSI ECOLOGICI E CLIMATICI.

Da oltre 70 anni le attività umane quali la costruzione di dighe, l’irrigazione su larga scala, insieme al riscaldamento globale antropico  hanno alterato il ciclo dell’acqua dolce e la sua capacità di regolare processi ecologici e climatici cruciali; lo conferma un recente studio dell’università di Aalto, in Finlandia pubblicato su Nature Water.

Gli studiosi  ha raccolto i dati sul flusso mensile e l’umidità del suolo in tutto il mondo con una griglia di risoluzione spaziale di 50x50 chilometri, basandosi sui modelli idrologici che combinano tutti i principali impatti umani sul ciclo dell’acqua dolce. Il riferimento temporale di base utilizzato sono i due secoli tra il 1661 e il 1860. Vili Virkki dell’Università di Aalto e uno degli autori principali dello studio: "Abbiamo scoperto che le condizioni eccezionali sono ora molto più frequenti e diffuse rispetto a prima, dimostrando chiaramente come le azioni umane abbiano cambiato lo stato del ciclo globale dell’acqua dolce".

fonte:rinnovabili

 

SECONDO UNA RICERCA STATUNITENSE L'INDUSTRIA DEL RICICLO DELLA PLASTICA È UNA "FRODE"; L'ITALIA È PIÙ OTTIMISTA.

Secondo il Center for Climate Integrity (CCI), associazione statunitense che lotta contro le compagnie petrolifere e del gas "responsabili dei costi enormi del cambiamento climatico", il riciclo della plastiche è quasi una truffa, e ce lo spiega in un documento chiamato "La frode del riciclo della plastica. Come Big Oil e l’industria della plastica hanno ingannato il pubblico per decenni e causato la crisi dei rifiuti di plastica".

Lo studio vuole dimostrare che l'attività di riciclo è diventato un espediente che le imprese dei fossili e della plastica utilizzano per continuare i loro affari; dalla CCI: "…Alla base della crisi dei rifiuti di plastica – afferma CCI – c’è una campagna decennale di frodi e inganni sulla riciclabilità della plastica. Nonostante sappiano da tempo che il riciclo della plastica non è né tecnicamente né economicamente sostenibile, le aziende petrolchimiche – da sole e attraverso le loro associazioni di categoria e gruppi di facciata – si sono impegnate in campagne di marketing e di educazione pubblica fraudolente, volte a ingannare il pubblico sulla fattibilità del riciclo della plastica come soluzione ai rifiuti plastici". Queste campagne e le attività di lobbying avrebbero "di fatto protetto e ampliato i mercati della plastica, bloccando al contempo l’azione legislativa o normativa che avrebbe affrontato in modo significativo i rifiuti e l’inquinamento da plastica".

Un parere diverso è più ottimistico per quanto riguarda l'Europa (quindi anche l'Italia) viene da Maria Cristina Poggesi, direttore IPPR-Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo: "Non conosco nel dettaglio la realtà USA, posso solo dire che per la mia esperienza (e quella di tutti gli operatori del settore che da anni si occupano di questi temi) in Italia e in Europa le cose sono completamente diverse". Ci ricorda che la CCI non è proprio oggettiva in quanto è espressamente schierata contro l’industria petrolchimica, tuttavia afferma che " non possiamo che rimanere sbigottiti nel vedere certi titoli viaggiare sulle più svariate testate smontando con poche parole il lavoro svolto da associazioni come la nostra, che da 20 anni si occupa di promuovere l’utilizzo di plastica riciclata. Non dimentichiamo, infatti, che il riciclo – in Europa, ma soprattutto in Italia – è una realtà consolidata da decenni…Dobbiamo purtroppo constatare che ci sono associazioni che pur di far parlare di sé, negano l’evidenza dei benefici del riciclo. Ma noi alle chiacchiere preferiamo i fatti ed i numeri dei risultati raggiunti...I materiali plastici riciclati rappresentano il 21,5% di tutta la plastica utilizzata in Italia e il packaging è in assoluto il mercato di utilizzo prevalente per i riciclati, con una quota del 35% sul totale".

fonte: rinnovabili