A CURA DI

AVV. ANTONELLA ROBERTI

NEWS DI NOVEMBRE 2023

 

NEWS DALL'UE SULL'AMBIENTE

A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa

 

FINE DELLA LA GENEROSITÀ FISCALE POST PANDEMIA: OGGI L’UE ESORTA FRANCIA E GERMANIA A TAGLIARE LA SPESA PER LA CRISI.

La Commissione ha recentemente esortato i membri dell’Eurozona ad  "allentare le misure di sostegno energetico" introdotte dopo la pandemia e di seguito la guerra in Ucraina, che hanno fatto lievitare le bollette delle famiglie.

Recentemente dai commissari europei Valdis Dombrovskis (sinistra) e Paolo Gentiloni (destra) sono emerse preoccupanti previsioni economiche,  dove nove dei venti membri dell’Eurozona supereranno una soglia chiave di deficit; il rapporto è emerso dopo un processo di controllo economico di un anno,  che ha evidenziato attività e spese sconsiderate di Paesi che rischiano multe severe.

L'UE rileva che le misure di sostegno prese da Paesi come Germania (l’anno scorso ha tagliato l’imposta sul valore aggiunto sulle forniture domestiche di gas dal 19% al 7%), Francia (ha abbassato le tasse sull’elettricità e sovvenzionato i fornitori di energia), Croazia, Lussemburgo, Malta e Portogallo, nonostante fossero considerate temporanee, risultano ancora previste per il 2024.

I Paesi che invece stanno rispettando le restrizioni di bilancio dell’UE sono Grecia, Cipro e Spagna, mentre Austria, Germania, Paesi Bassi e Finlandia potenzialmente non lo faranno.

fonte: euronews

 

GREENPEACE AGGIORNA LA CLASSIFICA DEI PRINCIPALI QUOTIDIANI ITALIANI E RILEVA SCARSA ATTENZIONE E TRASPARENZA RIGUARDO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI.

Secondo un rapporto commissionato da Greenpeace Italia all’Osservatorio di Pavia, i mezzi di comunicazione  hanno pubblicato in media solo 3,3 articoli al giorno sulle estreme ondate di calore  e sui numerosi fenomeni meteorologici avversi in Italia che hanno caratterizzato il periodo tra maggio e agosto 2023; inoltre è emerso che l'attenzione ai fenomeni spesso ha avuto preoccupanti derive negazioniste.

Dallo studio è emerso infatti che il 18% degli articoli diffonde argomenti apertamente negazionisti o contrari agli interventi per contrastare la crisi climatica, tendenza che, secondo Greenpeace, è stata attribuita  anche ad esponenti del governo piuttosto inclini a minimizzare i rischi del riscaldamento globale.

Sui principali quotidiani è stato dato  molto  spazio alle numerose campagne pubblicitarie di compagnie del gas, del petrolio, dell’automotive, aeree e crocieristiche rispetto a quello dato a politici e istituzioni; anche i telegiornali spesso raccontavano gli eventi estremi non menzionando alcun responsabile della crisi climatica.

Purtroppo anche i social media (vedi Instagram) sono stati piuttosto timidi sul tema: la crisi climatica rappresenta poco più del 4% dei post pubblicati.

Greenpeace  chiede dunque ai media maggiore attenzione e trasparenza, avvertendo sulla tendenza  ad avere dipendenza economica dalle aziende fossili, rischiando di minare la libertà di stampa sul tema ambientale.

fonte: ecologica.online

 

DAL MAROCCO L'IDEA DI UNA STARTUP PER FERMARE LA DESERTIFICAZIONE: RECUPERARE IL VERDE USANDO IL DESERTO.

Dal deserto si riparte per recuperare il verde: la startup francese Sand to Green sta conducendo un esperimento in Marocco su venti ettari di deserto, coltivando  ortaggi e frutta biologici, selezionati per crescere in condizioni avverse; le tecniche sono l'agroforestazione, l'intercropping e la  desalinizzazione dell’acqua salmastra.

La deforestazione  è dovuta per l’80% all’agricoltura, responsabile di buona parte delle emissioni di gas serra, della deforestazione e della perdita di biodiversità; ogni anno 13 milioni di ettari si inaridiscono e non sono più coltivabili e si stima entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i dieci miliardi di persone, che avranno diritto e bisogno di nutrirsi e in modo sano.

In generale tutti gli eventi legati al cambiamento climatico hanno un impatto devastante sull’agricoltura in tutto il mondo; oggi dunque è vitale tentare un rimedio con tecnologie innovative e sostenibili, quali appunto quelle di questa startup francese, che, oltre l’agroforestazione, propone l’intercropping, cioè coltivare insieme specie vegetali diverse e l’uso di acqua salmastra (presente spesso nelle aree desertiche costiere), attraverso un processo di desalinizzazione, che avviene anche con  l’uso di tecnologie solari.

Un ulteriore metodo di Sand to Green è quello dell'impiego del concime verde, consistente di un insieme di compost, biochar e microrganismi.

Se tutto dovesse rivelarsi funzionante è palese l'enorme e positivo effetto che avrebbero tali tecniche sulle zone aride di tutto il mondo e soprattutto l’impatto sociale per le popolazioni che non saranno costrette a migrare a causa della desertificazione e degli eventi climatici.

fonte: rinnovabili

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RECUPERO DELLA PLASTICA IN MARE: DALL'INGHILTERRA DUBBI SULL'EFFICACIA DELLE TECNOLOGIE ATTUALI.

L'ultimo studio sulle tecnologie (molte delle quali, tra l'altro, applicate senza test preliminari)  del recupero delle plastiche nei mari, avrebbe mostrato un’efficienza incostante della raccolta effettiva del materiale di scarto. Addirittura alcune potrebbero danneggiare organismi marini, mettendo a rischio pesci, crostacei e alghe. Potrebbero dunque addirittura essere più dannose che utili? Queste tecnologie consistono attualmente, per esempio, in veicoli (sulle spiagge) che effettuano la vagliatura; barriere, tende o recipienti posizionati su fiumi e torrenti; infine in dispositivi posti in mare aperto e sui fondali.

Bisogna anche tenere conto del greenwashing; esistono infatti  i cosidetti "crediti di plastica", (simili ai crediti di carbonio), con cui le aziende compensano le emissioni di plastica, rischiando di usare tecnologie di rimozione della plastica non selettive e dannose.

La richiesta degli esperti è "semplice": ridurre la produzione e il consumo di plastica, oppure utilizzare materiali sicuri e riciclabili; inoltre un deterrente sarebbe includere nel prezzo dei prodotti in plastica i costi nascosti come l’inquinamento.

fonte: rinnovabili

 

L’ECO-ACUSTICA PER MONITORARE LA PERDITA DELLA BIODIVERSIÀ NEI SITI INCONTAMINATI.

Il progetto internazionale "Fragments of extinction" nato nel 1998 per conoscere la biodiversità attraverso l’eco-acustica (che studia le interazioni acustiche tra le specie animali e l’ambiente per il monitoraggio acustico ambientale a lungo termine), ha l'obiettivo di far conoscere e preservare la biodiversità attraverso i suoni delle foreste equatoriali primarie incontaminate, che hanno un loro particolare suono biologico.

Nelle foreste della zona equatoriale la durata del giorno e della notte sono uguali e questo fenomeno incide anche sui suoni della natura che rispecchiano questi cicli vitali naturali. Gli studiosi hanno registrato i suoni lungo le ventiquattro ore della giornata ed hanno rilevato che i suoni che provengono dall’alto degli alberi sono prodotti da animali arrampicatori, dalla vegetazione e dagli elementi della natura come il vento o l’acqua; esistono inoltre i suoni a mezza altezza e quelli che provengo dal livello del terreno.

L'esperto in Italia di eco-acustica è il professor David Monacchi (insegna elettroacustica al Conservatorio di Pesaro e all’Università di Macerata), che utilizza questa ed altre discipline in un progetto sulla salvaguardia della natura e della biodiversità, con lo scopo di dimostrare che anche discipline come la musica, l’arte e la scienza possono farci conoscere l’importanza degli ecosistemi naturali.

Il professor Monacchi chiama i numerosissimi suoni della natura "eco-sinfonie", sostenendo che ne consociamo diverse, ma che ne stiamo perdendo molte, a causa della perdita della  biodiversità. Dallo studio (i suoni registrati sulle aree del  Borneo, Africa e Amazzonia oggi sono riversati anche  sul sito internet) è emerso inoltre che per il nostro cervello è più semplice che per i microfoni o gli altoparlanti registrare e percepire la complessità, l’intensità e la direzione dei diversi suoni: le forti piogge, il vento, l'umidità elevata, possono infatti incidere sui mezzi tecnici.

fonte: thegoodintown

 

INSICUREZZA ALIMENTARE: È AUMENTATO IL NUMERO DI ITALIANI CHE ACCEDONO AD AIUTI ALIMENTARI; PUÒ NASCERE UN NUOVO WELFARE ALIMENTARE E SOSTENIBILE?

Nel 1996, in occasione del World Food Summit, fu data a livello internazionale la definizione di sicurezza alimentare, ossia la condizione in cui tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico ed economico a cibo sufficiente, sicuro e nutriente che soddisfi le esigenze dietetiche e le preferenze alimentari per condurre una vita sana e attiva.

Oggi, mancando almeno una di queste condizioni per circa 3,4 milioni di abitanti (dati dell'Osservatorio Insicurezza e Povertà Alimentare, promosso dal Cursa – Consorzio universitario per la ricerca socioeconomica e per l’ambiente), si stanno verificando anche in Italia situazioni di insicurezza alimentare. La povertà alimentare nel nostro Paese è causata principalmente dallo  scarso accesso economico al cibo, dovuto alla minore capacità di spesa delle famiglie, provocata dall’inflazione e dalla contrazione dei redditi.

Dallo studio dell'Osservatorio emerge che, a causa di tali condizioni, in Italia aumenta la richiesta di aiuti alimentari e propone diverse soluzioni che rientrerebbero in un nuovo e sostenibile welfare alimentare, che avrebbe uno scopo non solo assistenzialistico, ma rappresenterebbe l'inizio di un cambiamento sostenibile. In questo senso si pensa di inserire il diritto al cibo negli Statuti comunali, in quanto la mancanza di cibo non è solo deprivazione materiale, ma anche un fattore di dignità e di giustizia sociale; propone di agire su tutte le forme di povertà attuando programmi di contrasto come il reinserimento sociale e il sostegno al reddito; invita le politiche pubbliche a applicare il diritto al cibo, rendendolo  più accessibile, equo, sano e sostenibile, magari coinvolgendo tutta la filiera, tutti gli attori economici e l’intero sistema di produzione.

fonte:ecologica.online