A CURA DI

AVV. ANTONELLA ROBERTI

POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO E PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR)

Autore: Dott. Dario Porta

 

I cambiamenti strutturali del mercato del lavoro dovuti a radicali trasformazioni demografiche, sociali, economiche e politiche, ai progressi tecnologici dalla fine del secolo scorso ad oggi hanno reso i percorsi lavorativi degli individui spezzati, talvolta con periodi senza lavoro, in uno scenario che è quello di una “società dei lavori”. Tutto ciò ha generato insicurezza negli individui per i quali l’inserimento e il reinserimento occupazionale specie per i più svantaggiati (lavoratori di lunga disoccupazione, lavoratori con basse qualifiche) diventa sempre più difficile. Questo contesto di crescita di flessibilità del lavoro ha richiesto in tutti i Paesi europei modifiche rilevanti nell’implementazione di politiche attive del lavoro che affiancassero quelle passive di mantenimento o garanzia del reddito con adeguati mutamenti legislativi, intervenuti già dalla fine del secolo scorso.

In Italia il modello di welfare - con l’attuazione del Jobs act del 2014 -si è indirizzato verso l’abbandono di una logica meramente assistenziale basata sulle politiche passive e l’integrazione di diversi interventi di politiche attive che responsabilizzassero le persone coinvolte in percorsi “condizionalità”. Ciò è avvenuto in linea con la strategia europea dell’occupazione[1] indirizzandosi sempre più verso un sistema integrato di misure di formazione professionale con misure individualizzate di aggiornamento, riqualificazione professionale, di accompagnamento all’inserimento lavorativo, con un ruolo più incisivo dei Servizi dell’impiego, sulla base di quanto previsto dalla n. 30, la c.d. Legge Biagi[2]. Tale riforma normativa ha favorito la liberalizzazione e la compartecipazione di soggetti pubblici e privati nel collocamento e ricollocamento dei lavoratori. Tale processo è stato portato avanti sul piano normativo dalla riforma del d.lgs. 150 del 2015sui servizi per il lavoro e di politiche attive[3]. Secondo l’impostazione data dalla legislazione in materia al lavoratore, dopo la presa in carico sulla base del suo profilo occupazionale - “classe di profilazione” – sono garantiti con una serie di interventi livelli essenziali delle prestazioni, definiti successivamente dal decreto ministeriale n. 4/2018, per le persone che cercano lavoro e per le imprese[4]. Tali strumenti di politica attiva sono vincolati al comportamento attivo di chi beneficia degli stessi (“principio di condizionalità”), in termini di responsabilizzazione e di empowerement di ciascuna persona beneficiaria di misure di welfare[5]. La riforma costituzionale del 2001 con la modifica dell’art. 117 della Costituzione ha rafforzato il ruolo delle regioni attribuendole la competenza nelle politiche del lavoro. In questo quadro ai servizi per l’impiego viene attribuita un’importanza crescente rappresentando l’interfaccia tra il sistema di governo del mercato del lavoro e le domande che provengono da una parte dalle imprese e dall’altra dai lavoratori già occupati o in cerca di lavoro[6].

Le politiche attive del lavoro - Active labour Market Policy (ALMP) rappresentano uno dei cardini della Strategia europea per l’occupazione inaugurata nel 1998, con l’obiettivo di innalzare il tasso di occupazione e di migliorare la qualità del lavoro con procedure di convergenza (dal 2011, la SEO è totalmente integrata nel semestre europeo, il ciclo annuale di coordinamento delle politiche economiche)[7]. Per la Commissione un ruolo cruciale è costituito dai servizi pubblici per l’impiego (PES - Public Employment Services)come “fornitori di servizi permanenti”, nel campo della valutazione delle competenze, della definizione dei profili, dell’organizzazione della formazione, dell’orientamento professionale individuale e della consulenza ai lavoratori e datori di lavoro[8]. I servizi per l’impiego sono stati al centro dell’iniziativa “Garanzia Giovani”, politica attiva finanziata dall’UE (Youth Garantee) a favore dell’occupazione giovanile per il Paesi come l’Italia con più alta disoccupazione[9].

La crisi occupazionale seguita alla pandemia del Covid 19 ha messo in luce le carenze strutturali del mercato del lavoro italiano e della necessità di interventi mirati nei confronti di chi è in cerca occupazione e/o di un reinserimento occupazionale con servizi uniformi su tutto il territorio nazionale, facendo pagare il prezzo più alto della crisi ai giovani[10]. La riforma del welfare italiano in atto da alcuni anni sul fronte delle politiche attive richiede ingenti risorse economiche al fine di assicurare i livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale nel quadro della governance decentrata Stato-Regioni sulle politiche del lavoro[11]. Bisogna considerare che la spesa per le politiche attive del lavoro può essere disaggregata in due tipi di interventi: i servizi e le misure[12]. La prima tipologia di interventi è denominata Labour Market service che comprende tutti i costi della attività e dei servizi dei c.d. Pes (Public Employment Services), insieme a quello forniti da agenzie e altri organismi che sono finanziati da risorse pubbliche nazionali e/o europee per la promozione dell’inserimento occupazionale dei disoccupati anche attraverso l’assistenza delle imprese nella ricerca e selezione del personale. La seconda tipologia di intervento riguarda quelle misure relative alle azioni che intervengono direttamente sulle persone per migliorare la loro occupabilità con la ricerca di opportunità lavorative per i disoccupati, diversificate in particolare per i soggetti più svantaggiati.

Il Piano italiano per la ripresa e la resilienza (PNRR), approvato il 13 luglio 2021 dalla Commissione europea, documento che ciascuno Stato membro ha predisposto per accedere ai fondi del Next Generation EU (NGEU) - strumento introdotto dall’Unione europea per la ripresa post pandemia Covid19 e rilanciare l’economia europea - rappresenta per il nostro Paese “un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme”[13]. Il Piano si articola in sedici Componenti, raggruppate in sei Missioni che costituiscono un pacchetto di investimenti e riforme. L'Italia ha deciso di utilizzare l'intera dotazione nazionale nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility o RRF), compresa la componente di prestito (122,6 miliardi di EUR), complessivamente 191,5 miliardi di EUR. Tali risorse rappresentano il 26,5 % dell'intero dispositivo per la ripresa e la resilienza, pari al 10,7 % del prodotto interno lordo (PIL) del nostro Paese nel 2019 (il dispositivo equivaleva al 5,2 % del PIL dell'UE-27 nel 2019)[14].

L’occupazione e le politiche attive del lavoro sono un elemento chiave del Piano di ripresa e resilienza europeo per tutti gli Stati membri ed una risposta, soprattutto in termini di risorse agli interventi necessari per affrontare le sfide connesse all’attuazione delle stesse nel nostro Paese. L’Italia si è obbligata a seguire le Raccomandazioni specifiche che la Commissione europea ha indirizzato al nostro Paese negli anni 2019-2020[15]. A queste si aggiunge la Raccomandazione della Commissione del 4 marzo 2021 di attuazione del Pilastro europeo dell’occupazione, relativa a un sostegno attivo ed efficace all’occupazione (Ease), in seguito alla crisi Covid-19, che invita tutti gli Stati membri a garantire, tra le altre cose, un maggiore sostegno alle transizioni occupazionali[16]; per farlo, si raccomanda di fornire alle persone in cerca di lavoro un sostegno personalizzato, che comprenda servizi di consulenza, orientamento e tutoraggio, valutazione e convalida delle competenze, assistenza nella ricerca di un impiego, sostegno all’imprenditorialità e, solo ove necessario, indirizzamento ai servizi sociali[17]. Tali politiche dovrebbero essere accompagnate da servizi per l’impiego efficienti, con una capacità istituzionale rafforzata. La linea delineata dalla Commissione europea nella citata raccomandazione è quella di aiutare gli Stati membri a mantenere e creare posti di lavoro per una ripresa equa, inclusiva e resiliente dalla crisi COVID19.

L’Italia si è impegnata, nell’ambito del PNRR, ad adeguare le misure per l’occupazione agli standard europei e a renderle uniformi sul territorio. In effetti, Il nostro Paese è tra gli Stati membri dell’Unione Europea che spende meno nei servizi per il lavoro, inclusi i Pes: 0,02% del GDP nel 2018, in confronto allo 0,43 della Germania e lo 0,24 della Francia ed investe significativamente meno che gli altri Paesi nelle attività di riqualificazione professionale (0,11 del GDP, 0,18 della Germania, 0,25 della Francia),mentre le risorse destinate agli incentivi per l’occupazione sono una parte consistente delle politiche attive del lavoro[18]. Inoltre, bisogna considerare una rilevante frammentazione di interventi e disparità di performance tra regioni che ha portato ad una frammentazione negli standard di servizio in tutto il Paese. Il Ministero del lavoro e delle Politiche sociali (MLPS) è l’amministrazione titolare di 9 misure, finanziate interamente con le risorse del PNRR e collocate nella Missione 5 “Inclusione e Coesione”. La Componente 1 Politiche per l’occupazione comprende 2 investimenti e 2 riforme. La Componente 2 Infrastrutture sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore comprende 4 investimenti e 1 riforma, per un valore complessivo di 7,25 miliardi di euro. Tale dotazione rappresenta il 3,3% del complesso delle risorse del PNRR. Il MLPS, titolare degli interventi del PNRR, si è impegnato attraverso tali interventi ad assicurare livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale.  Relativamente alla componente politiche del lavoro le risorse sono destinate: alla riforma Politiche attive del lavoro e formazione professionale con risorse cha ammontano a 4,4 miliardi, destinate al Programma Garanzia per l’Occupabilità dei Lavoratori (Programma GOL); all’investimento potenziamento centri per l’impiego con 600 milioni, di cui 400 milioni coperti con “progetti in essere” e 200 per nuovi progetti; la stessa cifra finanziaria riguarda l’investimento che mira a rafforzare il sistema duale di formazione.

La Missione 5 la Componente 1 “Politiche per il lavoro” ha tre obiettivi strategici: aumentare il tasso di occupazione, facilitando le transizioni lavorative e dotando le persone di formazione adeguata, ridurre il mismatch di competenze, aumentare quantità e qualità dei programmi di formazione dei disoccupati e dei giovani, in un contesto di investimento anche sulla formazione continua degli occupati[19]. L’obiettivo principale degli interventi previsti è quello di riformare il sistema di politiche attive del lavoro e della formazione professionale al fine di introdurre e implementare livelli essenziali delle prestazioni e favorire l’occupabilità dei lavoratori in transizione e delle persone disoccupate e inoccupate, con particolare attenzione ai soggetti cosiddetti vulnerabili e più distanti dal mercato del lavoro, nonché l’inclusione sociale delle persone in condizioni di estrema fragilità.

Il nuovo “Garanzia di occupabilità dei lavoratori”, Programma nazionale GOL, muovendo dall’esperienza di questi ultimi anni e dalle criticità riscontrate, codifica un approccio personalizzato delle politiche attive e della necessità di un loro collegamento strutturale e strutturato con il mercato del lavoro, definendo specifici percorsi, che costituiscono livelli essenziali delle prestazioni (LEP), corredato dal Piano nuove competenze superando la frammentazione degli interventi della rete dei servizi per il lavoro[20]. Le risorse complessive destinate al Programma Garanzia per l’Occupabilità dei Lavoratori sono pari a 4,4 miliardi di euro[21]. La riforma prevede che per la fine del 2025 almeno tre milioni di beneficiari partecipino al Programma GOL, e che 800.000 di questi di questi siano coinvolti in attività di formazione professionale (di cui 300.000 in formazione di competenze digitali). Inoltre, i Centri per l’impiego (CPI) dovranno garantire i LEP definiti nel Programma stesso. Gli individui che hanno presentato una dichiarazione di immediata disponibilità (DID) al lavoro e alle misure di politica attiva, si sono recati presso i Centri per l’impiego, hanno ricevuto un assessment quali-quantitativo, da qualificarsi quale orientamento di base ai sensi della delibera n. 5/2022 dell’ANPAL, e hanno sottoscritto un patto di servizio personalizzato con l’individuazione di uno tra i quattro percorsi previsti in GOL. Ad oggi il numero complessivo dei partecipanti al Programma è costituito da1.239.545 beneficiari, l’85% dei presi in carico presenta almeno una caratteristica di vulnerabilità (donne, giovani under 30, adulti over 55, disoccupati da almeno 12 mesi)[22]. Secondo l’ultimo report i rapporti di lavoro alle dipendenze attivati dopo la presa in carico da parte dei servizi per l’impiego e decorsi almeno 150 giorni dall’ingresso in GOL ammontano a 430.698 beneficiari, pari al 41,1 per cento dei presi in carico complessivi.[23]

Naturale corollario di tale misura sono gli investimenti che prevedono grazie al Piano di potenziamento dei CPI il rafforzamento degli uffici coinvolti in prima linea nell’attuazione della riforma delle politiche attive. Tale investimento sviluppa le previsioni del “Piano nazionale per il rafforzamento dei Centri per l’impiego e delle politiche del lavoro” adottato con il Decreto del Ministro del lavoro e delle Politiche Sociali n. 74 del 2019, integrato e modificato con il decreto n. 59 del 2020. L’obiettivo dell’intervento, raggiunto entro la fine del 2022, è stato quello che almeno 250 centri per l’impiego abbiano completato il 50% delle attività non-infrastrutturali contenute nei Piani regionali, mentre quello, da raggiungere entro la fine del 2025, di almeno 500 centri per l’impiego che abbiano completato la totalità delle attività garantendo l’equilibrio in termini di distribuzione territoriale tra Nord, Centro e Sud. A livello territoriale l’investimento è stato declinato per mezzo di Piani regionali che prevedono specifiche attività distinte per linee di intervento: la realizzazione di contenuti e canali di comunicazione dei servizi offerti, la formazione degli operatori per aggiornare le competenze degli operatori dei Centri per l’impiego (CPI), lo sviluppo di Osservatori regionali del mercato del lavoro, l’adeguamento infrastrutturale, l’interporabilità dei sistemi informativi regionali e nazionali. Le risorse constano di una quota per “progetti in essere”, pari a 400 milioni di euro, e di un finanziamento aggiuntivo di 200 milioni di euro “per nuovi progetti”.

Sono stati 327i Centri per l’Impiego che hanno completato almeno il 50% degli interventi complementari di formazione degli operatori, di infrastrutturazione informatica, di comunicazione e di implementazione dell’osservatorio sul lavoro, superando l’obiettivo indicato per il dicembre 2022 (250 CPI). Una distribuzione territoriale equilibrata è stata garantita su tutto il territorio nazionale (ripartizione Istat-Eurostat): 95 CPI nel nord-est (29%), 66 nord-ovest (20%), 72 centro (22%).Inoltre, rispetto alla dotazione inizialmente prevista a valere sul bilancio dello stato dai DM 74/19 e 59/20, pari a 400 milioni di euro, il PNRR stanzia, a valere sui fondi RRF, ulteriori 200 milioni di euro per una dotazione complessiva dell’investimento pari a 600 milioni.

L’ultimo investimento della Componente 1 è relativo al rafforzamento del sistema duale[24]. L’investimento mira a rafforzare il sistema duale di formazione, favorendo così politiche di transizione tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro anche attraverso l’apprendistato, al fine di garantire una corrispondenza più efficace tra l’apprendimento e il lavoro (compresa la formazione sul posto di lavoro), nonché l’acquisizione di competenze tecniche e soft skills da parte dei giovani e, in via sperimentale, anche per gli adulti senza titolo di studio secondario. L’intervento promuove l’acquisizione di nuove competenze, in linea con la transizione digitale e verde promossa dal PNRR ed è finalizzato a modernizzare i sistemi di istruzione e formazione, rafforzare la dotazione finanziaria, in particolare nelle aree più marginali, creare una governance solida e inclusiva con la partecipazione delle parti sociali. L’investimento prevede i seguenti traguardi e risultati entro il 2025: la partecipazione di almeno 174.000 persone che partecipano al sistema duale e si certificano nel quadriennio 2021-2025 (135.000 soggetti in più rispetto al valore base di 39.000 al 2019) contribuendo al conseguimento degli obiettivi del Piano nazionale per le Nuove competenze).La dotazione complessiva delle risorse è pari a 600 milioni di euro. Le risorse saranno erogate alle Regioni nel corso di quattro annualità (2021-2025) si evidenzia che gli iscritti al sistema duale per l’anno formativo 2022/23 ammontano a 95.948.

In accordo con le Regioni e le Province autonome, formalizzato dal Coordinamento delle Regioni, il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali n. 226 del 26 novembre 2021 ha definito i criteri di riparto delle Risorse tra le Regioni per la prima annualità (pari a 120 milioni, 20 per cento del totale) per il finanziamento dei percorsi formativi nel sistema duale relativamente all’annualità 2021[25]. In base a tali criteri sono state assegnate a regioni e province autonome le risorse relative alla prima annualità, con l’adozione del decreto direttoriale n. 54 del 2022.Il Decreto Ministeriale n. 52 del 30/03/2023 ha definito i criteri di ripartizione in favore delle Regioni e Province autonome, relativamente all’annualità 2022, delle risorse ordinarie e delle risorse PNRR per il finanziamento dei percorsi formativi nel “Sistema duale”[26].

Il Coordinamento delle Regioni ha formalizzato la definizione delle linee Guida per la predisposizione del Documento di programmazione regionale in accordo con le Regioni e le Province autonome. Con il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali n. 139 del 2022 sono state successivamente adottate le “Linee guida per la programmazione e attuazione dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) e di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) in modalità duale”, in recepimento dell'Accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano del 27 luglio 2022[27].In attuazione delle Linee guida, le Regioni hanno adottato, previa verifica da parte della Direzione Generale per le politiche attive, i Documenti di Programmazione Regionale, i quali declinano le modalità di attuazione della misura sul territorio in conformità con la normativa regionale e con il riparto di competenze operato dalla Costituzione. Sono in corso le procedure di adozione del decreto di riparto delle risorse relative alla seconda annualità del sistema duale.

L’attuazione delle misure previste dal PNRR nella prospettiva di un nuovo modello di welfare, con interventi mirati sui bisogni dell’individuo per una sua attivazione in corrispondenza delle offerte del mercato del lavoro, potrà beneficiare delle ingenti risorse messe a disposizione dall’Ue in sinergia con i fondi nazionali ed ha bisogno del coordinamento operato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali con una leale e proficua cooperazione delle Regioni e le Province autonome sulla base delle rispettive competenze costituzionali.

 

Dario Porta - Funzionario Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Unità di Missione per l’attuazione del PNRR.

 

[1]Lanciata nel 1997 in occasione del Consiglio europeo di Lussemburgo, la Strategia europea per l'occupazione (SEO) è il principale strumento dell'Unione europea (UE) per coordinare gli sforzi di riforma dei paesi dell'UE in materia di mercato del lavoro e politiche sociali.

[2]D.Lgs. 10 settembre 2003, n. 276 Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30.

[3] Con il d. lgs. N. 150/2015 si è delineata la rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, al centro del quale si pone la funzione di coordinamento del Ministero del lavoro e dell’ANPAL (Agenzia nazionale per le Politiche attive del lavoro) e definita l’organizzazione a livello regionale dei servizi e delle politiche del lavoro, l’accreditamento nonché il sistema informativo unitario delle politiche del lavoro.

[4]Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali n. 4 del 11.01.2018 relativo alle Linee di indirizzo triennali delle azioni di politiche attive (2018-2020) per l’implementazione dei servizi per il lavoro a seguito delle intese raggiunte in sede di Conferenza Stato-Regioni.

[5] Patto di servizio personalizzato in seguito a domanda di disoccupazione per Naspi, Dis-Coll, Rdc presso il Centro per l’impiego.

[6] Nella materia della ‘‘tutela e sicurezza del lavoro” - oggetto di competenza legislativa concorrente tra Stato e regioni - rientra la disciplina dei servizi per l’impiego e, in specie, quella del collocamento, per cui spetta allo Stato la determinazione dei principi fondamentali ed alle regioni l’emanazione delle altre norme comunemente definite di dettaglio; tuttavia, essendo i servizi per l’impiego predisposti alla soddisfazione del diritto sociale al lavoro, possono verificarsi i presupposti per l’esercizio della potestà statale di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni di cui all’art. 117, comma 2, lett. m), Cost., come pure che la disciplina dei soggetti comunque abilitati a svolgere attività di intermediazione può esigere interventi normativi rientranti nei poteri dello Stato per la tutela della concorrenza (art. 117, comma 2, lett. e), Cost.).

[7]Ibidem.

[8] Commissione UE, Commissione europea, Direzione generale per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione, Un'agenda per nuove competenze e per l'occupazione : un contributo europeo verso la piena occupazione: comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato regioni, Ufficio delle pubblicazioni, 2011, https://data.europa.eu/doi/10.2767/28942.

[9] Tale iniziativa è stata concordata prima nel Consiglio Europeo del 7-8 Febbraio 2013 relativo al quadro finanziario pluriennale e disciplinata nell’utilizzo dei fondi dal Fondo Sociale Europeo (Regolamento Ue n. 1304/2013).

[10]COMMISSION EU STAFF WORKING DOCUMENT In-depth review for Italy in accordance with Article 5 of Regulation (EU) No. 2011/1176 on the prevention and correction of macroeconomic imbalances Accompanying the document COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN CENTRAL BANK, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE, THE COMMITTEE OF THE REGIONS AND THE EUROPEAN INVESTMENT BANK 2022 European Semester – Spring Package SWD/2022/635 final.

[11]Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2021-2023 - MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, agosto 2021., la Rete della protezione e dell'inclusione sociale - presieduta dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando - ha discusso e approvato il28 luglio 2021nuovo Piano Nazionale degli Interventi e dei Servizi Sociali, che colma un vuoto durato numerosi anni e contiene al suo interno il Piano sociale nazionale 2021-2023 e il Piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà 2021-2023.

MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI DECRETO 22 ottobre 2021 Adozione dei Capitoli 1 e 2 del Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2021-2023 e riparto delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali.

[12] Francesca Bergamante e Manuel Marocco in Le politiche del lavoro dall’Europa all’Italia: ora o mai più in welfare del lavoro, il ruolo dei servizi del lavoro, Franco Angeli 2018, Ludovica Rossotti, Piera Rella, Alessandro Fasano, Patrizio Di Nicola.

[13] La Decisione di esecuzione del Consiglio, ha recepito la proposta della Commissione europea. La Decisione contiene un allegato con cui vengono definiti, in relazione a ciascun investimento e riforma, precisi obiettivi e traguardi, cadenzati temporalmente, al cui conseguimento si lega l'assegnazione delle risorse su base semestrale.

[14] Il Regolamento RRF enuncia le sei grandi aree di intervento (pilastri) sui quali i PNRR si dovranno focalizzare: Transizione verde; Trasformazione digitale; Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; Coesione sociale e territoriale; Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale; Politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani. REGOLAMENTO (UE) 2021/241 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 12 febbraio 2021 che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza.

[15] EU COMMISSION, COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT In-Depth Review for Italy inaccordance with Article 5 of Regulation (EU) No 1176/2011 on the prevention and correction ofmacroeconomic imbalances, Brussels, 2.6.2021 SWD(2021) 407 final.

[16] Commissione UE, COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Piano d'azione sul pilastro europeo dei diritti sociali, Bruxelles, 4.3.2021 COM(2021) 102 final.

[17] Ibidem

[18]COMMISSION EU STAFF WORKING DOCUMENT In-depth review for Italy in accordance with Article 5 of Regulation (EU) No. 2011/1176 on the prevention and correction of macroeconomic imbalances Accompanying the document COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN CENTRAL BANK, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE, THE COMMITTEE OF THE REGIONS AND THE EUROPEAN INVESTMENT BANK 2022 European Semester – Spring Package SWD/2022/635 final.

[19] Presidenza del Consiglio dei Ministri, PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA, Italia Domani, 5 Maggio 2021.Il NGEU (Next Generation EU)  è un pacchetto da 750 miliardi di euro, costituito da sovvenzioni e prestiti, la cui componente centrale è il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), che ha una durata di sei anni, dal 2021 al 2026, e una dimensione totale di 672,5 miliardi di euro (312,5 sovvenzioni, i restanti 360 miliardi prestiti a tassi agevolati). Il piano di ripresa e resilienza dell'Italia è il più grande piano nazionale nel quadro della straordinaria risposta data dall'UE alla crisi innescata dalla pandemia di coronavirus.

[20] MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, DECRETO 5 novembre 2021, Adozione del Programma nazionale per la garanzia di occupabilità' deilavoratori (GOL).

[21]Le riforme saranno adottate entro le scadenze previste come richiesto dal Regolamento (UE)n. 241/2021 e nel rispetto dei milestone definiti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Decisionedel Consiglio UE del 13 luglio 2021).

[22]Di questi, 531.776 sono beneficiari work ready indirizzati in percorsi di immediato reinserimento lavorativo. I restanti 515.028 beneficiari sono stati indirizzati verso percorsi formativi sulla base dello specifico fabbisogno formativo professionale individuato al momento dell’assesment: 275.129 sono stati indirizzati in percorsi di up-skilling (fino a 150 ore di formazione); 201.875 in percorsi di re-skilling (da 151 a 600 ore di formazione) e 38.024 in percorsi di inclusione sociale (attivazione rete dei servizi sociali con l’aggiunta della formazione fino a 600 ore). Fonte dati: report di monitoraggio ANPAL n. 3/2023.

[23] Per l’analisi dei rapporti di lavoro attivati dopo la presa in carico si considerano i beneficiari entrati nel Programma GOL da almeno 150 giorni per disporre di un archivio delle comunicazioni obbligatorie più consolidato. A 150 giorni dalla presa in carico, sono 115.310 i beneficiari che hanno un rapporto di lavoro attivo. Tra questi, 22.550 sono occupati con un rapporto di lavoro avviato prima dell’ingresso nel Programma, mentre i restanti 92.760 risultano occupati con un rapporto di lavoro avviato dopo l’ingresso in GOL. I primi possono essere ricondotti alla categoria di beneficiari di GOL working poor che pur essendo occupati conservano lo stato di disoccupazione in quanto percettori di un reddito inferiore alla soglia dell’incapienza secondo la disciplina fiscale. ANPAL, Nota n. 5/2023 (dati al 31/05/2023 - Collana Focus Anpal n. 157).

[24] I percorsi nel Sistema duale prevedono modalità di apprendimento basate sull'alternarsi di momenti formativi "in aula" (presso una istituzione formativa) e momenti di formazione pratica in "contesti lavorativi" (presso un’azienda/impresa), favorendo così politiche ditransizione tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro, con lo scopo di rendere i sistemi di istruzione e formazione più in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro, favorendo l’acquisizione di nuove competenze da parte di giovani e, in via sperimentale, da parte di adulti senza titolo di istruzione secondaria.

[25] I criteri per il riparto mutuano i medesimi criteri stabiliti dal decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali n. 215 del 2021 per la ripartizione alle Regioni delle risorse ordinarie per il Sistema duale, che il Ministero trasferisce annualmente ai territori ai sensi dell’articolo 68, comma 4, della legge n. 144 del 1999. In base a tali criteri sono state assegnate a regioni e province autonome le risorse relative alla prima annualità (2021) con l’adozione del decreto direttoriale n. 54 del 22/07/2022.

[26] MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI Decreto Ministeriale n.52 del 30/03/2023 (file pdf) di individuazione dei criteri di ripartizione in favore delle Regioni e Province autonome, relativamente all’annualità 2022, delle risorse ordinarie e delle risorse PNRR per il finanziamento dei percorsi formativi nel “Sistema duale”.

[27]MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, DECRETO n. 139 del 2 agosto 2022, Adozione delle Linee guida per la programmazione e attuazione dei percorsi di istruzione e formazione professionale (Iefp) e di istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts) in modalità duale.