CRISI DELLE EDICOLE DEIGIORNALI:POSSIBILI CONSEGUENZE NEGATIVE PER I DIRITTO ALL'INFORMAZIONE, ANCHE ALLA LUCE DEI PRINCIPI EUROPEI
Autore: Prof. Claudio De Rose, Direttore responsabile e coordinatore scientifico
1. Il fenomeno in sé e le ragioni che ne vengono indicate.
In Italia si va sempre più intensificando la crisi delle edicole dei giornali, cioè la chiusura di molte di esse nelle grandi città (loro humus principale) come confermano i dati, non solo di Roma - dove la cessazione di attività è ormai quasi totale - ma anche quelli di Milano e Napoli.
Il fenomeno ha suscitato reazioni non solo nel mondo dei giornali, che da circa centocinquanta anni ha trovato nelle edicole uno sbocco naturale ma anche quello librario e degli strumenti di cultura in genere, via via privati di comodi e poco costosi mezzi di diffusione.
Ciò tanto più perchè in Italia - a differenza di altri Paesi europei (e non solo) - non hanno attecchito mezzi alternativi delle edicole, quali gli spazi nei supermercati e nei centri commerciali, o gli appositi mobiletti a prova di onestà dove ritirare il giornale e lasciare il denaro del loro costo in un portamonete. Per non parlare della piacevole e originale formula News&Coffee escogitata a Barcellona, che offre al viandante la possibilità non solo di comprare giornali, libri, riviste ne simili ma anche di apprezzare un buon caffè e di ascoltare una piacevole musica di fondo.
Tornando alle reazioni nei riguardi dell'estendersi della chiusura di edicole in Italia, le stesse sono state non solo di ordine economico, in relazione alla cessazione della sia pur contenute dinamiche di costi e guadagni del settore, ma anche di ordine socio-culturale, ravvisandosi, da taluni nel fenomeno una minaccia alla libera circolazione delle idee e dei pensieri innovativi e creativi.
Al che si contrappone l'avversa opinione di chi ritiene negli strumenti telematici - cellulari, computer e, naturalmente, la televisione - una più che sufficiente strumentazione per l'originarsi e il diffondersi tanto delle idee, nuove o consolidate che siano, quanto dei pensieri, liberi e spontanei, ovvero teleguidati ma con le dovute garanzie di libertà e spontaneità.
2.-Approfondimento delle analisi del fenomeno.
Agli effetti di una corretta e proficua impostazione dell'indagine sui profili giuridico-istituzionali del fenomeno, appare utile riportare qui di seguito alcune di dette opinioni pro e contro.
Secondo Carlo Verdelli, noto ed esperto giornalista "Le edicole sono un presidio oggi più che mai fondamentale, quello dell'informazione. Vanno mantenute aperte. Sarebbe un danno irreparabile, oltre che per i giornali anche e soprattutto per i cittadini". Questo pensiero, espresso in proposito su "La Repubblica" (in data imprecisata) è venuto in evidenza in una ricerca telematica effettuata da questa Rivista sotto il titolo "La Repubblica che dice della chiusura delle edicole".
E' importante anche l'avviso di AGI (Agenzia Italia), secondo cui l'emorragia delle edicole è comunque in rallentamento, grazie a misure di sostegno venute dal Governo, ma il settore sconta ancora un gap forte, tanto che nel 25% dei Comuni italiani neppure una è in attività. Di qui un grave danno sociale che mette in discussione il ruolo di canale di informazione che le edicole svolgono in una comunità.
(https://www.agi.it/cronaca/news/2023-03-17/edicole_-chiuse-_numeri-_comuni-_italia-20529913/).
Ed invece, nelle Attualità redatte in data 19 giugno 2023 dall'Archivio Storico Istituto Luce (https://www.archivioluce.com/attualità/) si afferma che le edicole sono "uno straziante ricordo del passato", espressione presa a prestito da un articolo di Pier Paolo Pasolini polemico con la Democrazia Cristiana, pubblicato nel Corriere della Sera del 1 febbraio 1975. L'espressione è riferita dall'Autore, con metafora poetica, alle "lucciole". Si legge, in particolare, nelle Attualità che la principale causa della progressiva scomparsa delle edicole è che sempre meno gente legge i giornali, tanto è vero che copie vendute sono in caduta libera. E ciò perchè le notizie arrivano attraverso altre vie: la televisione prima ed internet ora.
Su posizioni opposte è, invece, il Presidente dello SNAG (Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai) secondo il quale (https://www.agi.it/cronaca/news/2023-03-17/edicole-_chiuse_-numeri-_comuni-italia-20529919) la propensione dei lettori di giornali per le edicole non è in diminuizione, poichè quattro italiani su dieci si recano ancora in edicola e l'80% di questi lettori si rivolge ad edicole preferite, che riesce a raggiungere agevolmente. E comunque, sempre ad avviso del Presidente SNAG, la cosa più importante è che i lettori vedono nelle edicole un presidio culturale essenziale per la diffusione dell'informazione veicolata a mezzo stampa.
Fatto sta che il fenomeno della cessazione di attività da parte delle edicole persiste e, come si è visto, va accentuandosi, anche a causa del persistere dei rapporti farraginosi tra editori, distributori ed edicolanti, il che certamente non giova ad una distribuzione equa degli utili. Ciò a differenza di quanto accade in altri Paesi europei, in cui le edicole e gli altri punti di vendita dei giornali non fanno registrare fenomeni di crisi nè si registrano particolari difficoltà nei rapporti tra le citate tre categorie di operatori.
In relazione a queste ultime considerazioni, si veda: "Distribuzione e vendita dei quotidiani: ecco come funziona in Europa", in https://www.editoria.tv/distribuzione-e-vendita-dei-quotidiani-ecco-comefunziona-in-europa/.
3.- I profili giuridici del fenomeno in rapporto al diritto di informazione.
Dalla ricognizione della realtà in atto e dei punti di vista ad essa correlati, contenuta nei precedenti paragrafi, emerge con chiarezza la necessità di rapportare il tutto, agli effetti della valutazione dei suoi profili giuridici, ad un diritto fondamentale e cioè al diritto all'informazione, che la dottrina di ispirazione democratica preferisce definire libertà di informazione, per sottolineare la sua piena attinenza alla personalità giuridica del cittadino e al suo interagire con gli altri cittadini e con i pubblici poteri.
Caratteristiche che, in realtà, sono riconoscibili in ciascuno dei tre possibili modi di essere del diritto (o libertà) in questione, che sono: il diritto di informare, il diritto ad essere informati e il diritto ad informarsi. (Cfr. al riguardo Maria Concetta De Vivo, "L'informazione in rete, con che diritto?, in Informatica e diritto, XXVI annata, Vol. IX, 2000, n.2, pp. 125-158).
Essenziale è, in ogni caso, il pluralismo delle fonti di informazione, che è proprio dei regimi democratici, mentre l'informazione a senso unico è tipico dei regimi autoritari.
Di qui l'attenta e articolata disciplina che dedicano al diritto di informazione sia il diritto nazionale (art. 21 Cost.), sia il diritto europeo (art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e art. 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea).
In particolare l'art. 21 Cost. - come messo chiaramente in evidenza da Francesco Cortesi nel Commentario che ne ha fatto il 2 marzo 2022 in LA MAGISTRATURA, pubblicazione dell'Associazione Nazionale Magistrati (https://lamagistratura.it/commentario/lart-21-della-costituzione) - garantisce il diritto all'informazione in tutti i settori in cui può essere esercitato nelle tre forme soprarichiamate, nonchè sotto l'evidenziato profilo del pluralismo delle fonti di informazione.
Ne discende che già sotto quest'ultimo profilo - espressamente garantito anche dall'art. 11 della citata Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea - la crisi delle edicole può minacciare il diritto all'informazione, nel senso che, in mancanza di edicole, il lettore non è libero di scegliere tra il quotidiano cartaceo e la fonte telematica, ma è costretto ad avvalersi solo di quest'ultima.
Il che costituisce un limite all'esercizio del diritto, a prescindere dall'equivalenza o meno dei due strumenti ed anche a volere prescindere dall'equivalenza o meno dei due strumenti ed anche a volere prescindere dall'effetto negativo del venir meno del più sopra segnalato input culturale derivante dal "mondo delle edicole".
Una carenza che assume particolare rilevanza in quel 25% di Comuni italiani in cui neppure un'edicola è in attività, come risulta dal sopra citato rapporto dell'AGI, che motivatamente ne fa discendere un rischio di "desertificazione" dei Comuni più piccoli. E viene da pensare che in questi ultimi le Autorità responsabili, dal momento che non possono più avvalersi, per gli avvisi di interesse comune, della stampa locale, nè è per loro agevole un accesso frequente ai canali televisivi e non danno gli strumenti informatici nessuna garanzia in fatto di pubblicità delle notizie, potrebbero essere tentati dall'idea di resuscitare la figura del banditore pubblico, di origine medievale ed ancora in funzione fino ai primi anni del secolo ventesimo in alcuni paesini del Mezzogiorno d'Italia.
Ma la costrizione all'uso dei mezzi di informatici senza alternative può causare anche altre conseguenze in danno del diritto all'informazione. Vi può essere, soprattutto tra le persone anziane, chi non è in grado di usarli, perchè non in grado di apprenderne l'uso. In questi casi, la non disponibilità del giornale si traduce in una vera e propria privazione del diritto all'informazione.
Quali i rimedi? E' chiaro ed evidente che in nessuna delle fattispecie negative sopra prospettate può configurarsi una responsabilità diretta o indiretta di singole persone fisiche o giuridiche, private o pubbliche, in base ad una precisa obbligazione giuridica. Una obbligazione, cioè, che possa concentrarsi in un comportamento riparatorio e/o risarcitorio in favore di una generalità di cittadini.
Ed infatti la via imboccata da SNAG Confcommercio è quella di ottenere "aiuti statali e strategie per il futuro". Così si intitola il trafiletto a ciò dedicato dal Presidente SNAG nella sopracitata pubblicazione dell'AGI. Importante, egli afferma, "è raggiungere la sostenibilità economica dei punti vendita attraverso l'effetto sinergico di forme di sostegno pubblico, sviluppo tecnologico e diversificazione dei prodotti e servizi in edicola" ed inoltre "bisogna sostenere la nascita di nuove imprese e agevolare il turn over generazionale", coinvolgendo i giovani nel settore. E quindi può dirsi che il rilancio delle edicole è un problema di interesse socio-economico e politico-culturale, in cui coinvolgere i "vecchi lettori" ma anche le nuove generazioni, a tutto vantaggio del comune diritto all'informazione.