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AVV. ANTONELLA ROBERTI

NEWS DI LUGLIO 2023

 

NEWS SULL'AMBIENTE DALL'UE

A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa

 

AGRICOLTURA ITALIANA: IN DIECI ANNI LE AZIENDE SONO DIMINUITE IN ASSOLUTO DEL 10%, MA LE PICCOLE HANNO LASCIATO IL POSTO A QUELLE PIÙ GRANDI E SOSTENIBILI.

La situazione attuale del settore agricolo italiano è emersa dall'ultimo rapporto "Agricoltura oggi: sfide per il futuro – Report 2023" della Fondazione Openpolis con l’Associazione Italiana Coltivatori (AIC): in dieci anni le aziende agricole (di cui il 93% è conduzione familiare e il resto in mano a società di capitali) sono diminuite in assoluto del 10%, ma sono sparite le piccole per lasciare il posto a quelle più grandi; inoltre, visto che molto probabilmente nel 2050 la popolazione mondiale sfiorerà i dieci miliardi, sarà necessario aumentare la produzione alimentare del 50%.

E' ancora il Sud a contenere il 57,6% del totale nazionale delle imprese (la Puglia guida la classifica, seguita da Sicilia e Calabria); il 17% dei terreni agricoli è dedicato alle coltivazioni biologiche, rientrando così positivamente nell'obiettivo dell'Ue di destinare entro il 2030 al biologico il 25% delle coltivazioni.

Se, come stimato dall 'Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), la temperatura mondiale aumenterà di un grado, le imprese agricole dell’Europa meridionale perderanno circa il 9% del valore totale del terreno agricolo, causando perdite che potranno arrivare all’80%.

In particolare il rischio per l'agricoltura dell'Italia è rappresentato dalla  siccità: il sistema idrico continua a perdere circa il 40% dell’acqua e, poiché la mancanza d’acqua è legata all’insicurezza alimentare, ciò comporterebbe anche forti migrazioni climatiche.

E' dunque  sempre più fondamentale l'apporto di nuove tecnologie agricole sostenibili,  come l' irrigazione di precisione, che costituisce un sistema resistente agli effetti della siccità; altro aiuto verrebbe dal ricorso sempre maggiore alla manodopera stagionale, che prevede  contratti brevi , ma per un gran numero di lavoratori extra-comunitari,  i cui diritti sono sempre più tutelati  dalle aziende di ultima generazione.

La nuova agricoltura oggi si affianca anche al turismo, per esempio attraverso il turismo slow, che coinvolge  agriturismi guidati spesso da donne (34,5%) e giovani.

Come sempre sono necessari fondi e provvedimenti statali; il Ministero dell’Agricoltura si dovrà sempre più impegnare in investimenti in impianti fotovoltaici, contratti di filiera e di distretto per aggregare i produttori, in progetti per migliorare il sistema irriguo con infrastrutture innovative e digitalizzate, la logistica, la meccanizzazione, l’innovazione.

fonte: rinnovabili

 

TONNELLATE DI RIFIUTI DI PLASTICA RICICLATE E UTILIZZATE DENTRO STRADE E ABITAZIONI; FORSE SI PUÒ FARE, MA SENTIAMO GLI ESPERTI.

La National Academies of Sciences, Engeneering and Medicine  ha incaricato  un gruppo esperti di studiare la possibilità di riciclare grandi flussi di rifiuti plastici mettendoli in strade e costruzioni e i possibili benefici ambientali e i costi dell’infrastruttura necessaria.

I due ingegneri e autori dello studio Michael Lepech e Zhiye Li,  hanno utilizzato diversi metodi, tra cui la modellazione al computer, la ricerca scientifica, i dati sperimentali e di campo ed hanno intervistato gli esperti del settore edilizio e preso in esame casi già esistenti, come il Museo di Arte Moderna di San Francisco, che ha usato la plastica nei pannelli delle sue facciate, oppure la pavimentazione stradale in una zona della California.

Dallo studio è emerso che esistono polimeri più performanti il riutilizzo negli edifici, come il composito polimerico rinforzato con fibra di vetro comunemente usato nelle parti di automobili; tuttavia in generale la tecnologia risulta ancora piuttosto complessa ed anche la gestione dei flussi di rifiuti di plastica, che è molto variabile (i volumi possono cambiare di mese in mese, così come il tipo di materiale).

L'offerta attualmente è comunque già alta, (anche se non del tutto stabile), poiché i settori delle infrastrutture e delle costruzioni sono ad alta domanda.

 fonte: rinnovabili

 

"PROMUOVERE UN’EUROPA SOSTENIBILE E A EMISSIONI ZERO ATTRAVERSO LA RICERCA E L’ISTRUZIONE": UN PROGETTO DELL'UNESCO DI CUI FA PARTE ANCHE  LA RISERVA DELLA BIOSFERA DELLE ISOLE TOSCANE.

Ultimamente è stato presentato dall'UNESCO e abrdn Charitable Foundation (aCF) il progetto triennale "Promoting sustainable development through UNESCO’s programmes and sites", che ha l'obiettivo di  "Promuovere un’Europa sostenibile e a emissioni zero attraverso la ricerca e l’istruzione".

Nell’ambito della partnership triennale UNESCO - aCF avviata nel 2022, il progetto cerca di "Promuovere un’Europa più sostenibile e climate neutral, collaborando con le Riserve della Biosfera e altri siti UNESCO perché fungano da siti pilota per lo sviluppo sostenibile" e quest'anno, tra i 5 siti selezionati, c'è la Riserva della Biosfera delle Isole Toscane, che comprende le 7 isole e gli isolotti dell’Arcipelago Toscano.

In particolare l'UNESCO ha selezionato il progetto "Pianosa Island (Tuscan Archipelago-Italy): hydrological processes and water resources sustainability in a climate-changing Mediterranean" (Hydro-Island), che si concentra sul ciclo idrologico e sulle risorse idriche nelle piccole isole e sulla loro relazione con i cambiamenti climatici e la sostenibilità degli ecosistemi insulari in tutta la regione e  mira ad "Aumentare sia la conoscenza dei processi idrologici e dei loro vincoli climatici e geologici, sia la consapevolezza locale delle particolari risorse e vulnerabilità idriche di Pianosa,che, grazie alle sue caratteristiche idrologiche e il suo ecosistema…può costituire un sito di riferimento nel bacino del Mediterraneo per definire gli aspetti di vulnerabilità, ma anche di resilienza che i sistemi idrici isolani possono mostrare in uno scenario di cambiamento climatico".

L'UNESCO: "…La Riserva della Biosfera delle Isole Toscane, in Italia, contiene un alto livello di diversità geologica, geomorfologica e biologica, quest’ultima particolarmente minacciata a causa della crescente scarsità d’acqua. Comprendere queste sfide è essenziale per affrontare il problema della scarsità d’acqua e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici".

Jonathan Baker, a capo dell’unità scientifica dell’UNESCO Regional Bureau: "Le riserve della biosfera delle piccole isole sono in prima linea nel cambiamento climatico e nelle sue conseguenze, in particolare per quanto riguarda le loro risorse di acqua dolce. Il progetto Riserva della Biosfera delle Isole Toscane ha ottenuto grandi risultati che potrebbero essere estesi ad altre riserve della biosfera insulare con condizioni e sistemi naturali simili".

fonte: greenreport

 

STRASBURGO: PER 12 VOTI È PASSATA LA LEGGE SUL RIPRISTINO DELLA NATURA.

Fortunatamente l'ultimo step (forse il più importante) del Green Deal è stato superato: al Parlamento europeo con 324 voti, contro 312, è stata approvata la Nature Restoration Law.

Ricordiamo che questa legge è stata fino all'ultimo fortemente contrastata dal PPE di Weber (e anche da altri esponenti dell'estrema destra), e dai rappresentanti dell'agribusiness (il sindacato europeo COPA-COGECA), nonostante gli stessi settori industriali di riferimento avessero smentito la "pericolosità" delle misure previste dalla Legge.

La Legge sul Ripristino della Natura prevede di:

- "ripristinare almeno il 20% del suolo e dei mari europei entro il 2030, per poi raggiungere il 100% nel 2050. "

- "migliorare lo stato di conservazione e di funzionamento dei principali ecosistemi, inclusi quelli agricoli e quelli urbani, e degli habitat naturali più importanti per la biodiversità."

- "migliorare la diffusione e la resilienza degli insetti impollinatori, essenziali per la biodiversità come per l’agricoltura, e degli obiettivi per la rimozione delle barriere fluviali inutili."

fonte: rinnovabili

 

SECONDO L'ULTIMO REPORT DI GREENPEACE, RIMANDARE LA  PLASTIC TAX CI È COSTATO ALMENO 1,2 MILIARDI DI EURO E CI COLLOCA TRA GLI ULTIMI IN EUROPA.

La Plastic Tax è la tassa sul consumo di manufatti in plastica monouso impiegati per l’imballaggio delle merci e dei prodotti alimentari, introdotta con la legge di bilancio del 2020; non è ancora entrata in vigore (è stata ulteriormente posticipata al 1° gennaio 2024) e questo, secondo il report di Greenpeace Italia, ci è costato circa 1,2 miliardi di euro, considerando la versione attuale della norma, che prevede una tassazione di 0,45 euro per ogni chilogrammo di prodotti in plastica monouso venduti.

I politici non considerano (forse…) che a causa dell'incapacità di riciclare un'ingente quantitativo di imballaggi, l'Italia solo per il 2021 potrebbe essere costretta a versare all’Europa circa 800 milioni di euro.

Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia: "In questi anni abbiamo spesso sentito l’industria italiana lamentarsi per l’introduzione della tassa sulla plastica, paventando crisi, chiusure aziendali e perdite di milioni di posti di lavoro. I nostri dati dimostrano come questo teatrino non avesse alcun fondamento reale…Non solo l’industria gode di ottima salute, ma continua a fare enormi profitti a scapito di tutti noi: sono infatti a carico della collettività i costi derivanti dal mancato riciclo degli imballaggi in plastica in Italia, pari a circa 800 milioni di euro per il solo 2021".

Il Governo attuale e il settore di riferimento nello stesso tempo sembrano voler intensificare il riciclo per ovviare alla crescente produzione di packaging in plastica, ma si oppongono all’entrata in vigore della tassa, che non verrebbe applicata proprio al mercato dei prodotti riciclati.

Altri Paesi come la Spagna e il Regno Unito hanno invece già introdotto una forma di Plastic Tax, che è comunque considerata ormai non più rimandabile da importanti organismi internazionali (OCSE).

fonte:greenpeace.org

 

LA PLASTICA NELLE BARRIERE CORALLINE AUMENTA CON LA PROFONDITÀ.

 

Su Nature è stato pubblicato lo studio "Plastic pollution on the world’s coral reefs" sull'entità dell’inquinamento da plastica nelle barriere coralline e rivela che "I detriti aumentano con la profondità, derivano in gran parte dalle attività di pesca e questo è correlato alla vicinanza alle aree marine protette".

L'attività dei ricercatori  ha previsto l'analisi di più di 1.200 immagini subacquee che hanno riguardato 84 ecosistemi corallini di barriere coralline poco profonde e mesofotiche in 25 località  di 14 Paesi negli oceani Indiano, Pacifico e Atlantico.

L’autore senior dello studio, Luiz Rocha, curatore di ittiologia della California Academy of Sciences e co-direttore dell’iniziativa Hope for Reefs dell’Academy californian: "E’ stato sorprendente scoprire che i detriti aumentavano con la profondità poiché le barriere coralline più profonde in generale sono più lontane dalle fonti di inquinamento da plastica… Le nostre scoperte forniscono ulteriori prove del fatto che il mesofotico non è, come pensavamo una volta, un rifugio per le specie della barriera corallina poco profonda in un clima che cambia. Queste barriere coralline affrontano molte delle stesse pressioni della società umana delle barriere coralline poco profonde e hanno una fauna unica e poco studiata. Dobbiamo proteggere le barriere coralline più profonde e assicurarci che siano incluse nella discussione sulla conservazione".

Gli scienziati sottolineano "La necessità di ampliare la profondità delle aree marine protette per includere scogliere mesofotiche, aggiornare gli accordi internazionali sulla lotta all’inquinamento da plastica alla fonte – come quelli discussi al recente Intergovernmental Negotiating Committee on Plastic Pollution – per includere gli attrezzi da pesca e sviluppare alternative biodegradabili a basso costo agli attrezzi da pesca che non abbiano un impatto negativo sul benessere delle comunità costiere che dipendono dalla pesca sostenibile per il loro sostentamento…Nonostante la tendenza generale inquietante, ci sono stati alcuni luoghi in cui abbiamo trovato relativamente pochi rifiuti, il che  dimostra che esistono strategie efficaci per prevenire l’inquinamento da plastica. Se agiamo in fretta e impieghiamo soluzioni basate sulla scienza, c’è assolutamente speranza per le barriere coralline".

fonte: greenreport.it