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GEOPOLITICA E DIPLOMAZIA: UN (NUOVO) CONNUBIO SULLO SFONDO DELL'INSTABILITA' INTERNAZIONALE

Autore: Dott. Alex Angelo D’Addio

 

I contenuti di questo articolo non riflettono necessariamente le opinioni o le politiche dell'Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, né quelle di foroeuropa.it e dei suoi partners. Le denominazioni utilizzate e le presentazioni non implicano l'espressione di alcuna opinione da parte delle istituzioni o delle organizzazioni contributive in merito allo status giuridico di qualsiasi Paese, territorio, città, società o area o alla sua autorità, o alla delimitazione delle sue frontiere o confini. Le questioni relative alla Geopolitica e alla Diplomazia sono affrontate dall'Autore stesso sotto la sua personale responsabilità.

 

L’aumento ormai giornaliero delle tensioni tra Russia ed Ucraina e le molteplici ripercussioni - umanitarie, sociali, commerciali, economiche, finanziarie - che ciò comporta, hanno calamitato l’attenzione della comunità internazionale da oltre tre mesi e stanno fortemente mettendo in discussione ordinamenti e prospettive su scala planetaria.

Ciò che è stato ampiamente dibattuto e a questo punto compreso è che la risposta alla crisi scaturita dal conflitto non può essere esclusivamente strategico-militare, bensì deve avvalersi di strumenti politici che diradino la nebbia di incertezze ed instabilità che ha offuscato gli scenari d’Europa e mondiali.

Relativamente alle soluzioni di natura tattica, sebbene la necessità di imbastire un esercito dell’Unione Europea che possa agire in concertazione con quello NATO sia da tenere in considerazione, è evidente che auspicare nell’immediato l’istituzione di un’Army unionale in stile statunitense, sia alquanto velleitario. Infatti, assemblare ex novo un’espressione militare che a stretto giro di posta aggreghi le affiliazioni e le istanze di tutti gli Stati membri dell’UE, capace di contrastare ed arginare l’avanzata delle truppe russe e nel contempo di sussidiare quelle ucraine, è uno slancio di ottimismo irrealizzabile e soprattutto fortemente in contrasto con le esigenze che la realtà dei fatti impone.

Un’alternativa percorribile in tempi decisamente più brevi potrebbe essere quella di un’armonizzazione delle agende politiche dei governi europei, che consenta di articolare pensieri che non si fermino all’esclusiva militarizzazione del popolo ucraino, ma che si traducano in azioni di vero e proprio brokeraggio politico, nell’ottica di un massiccio allentamento dei bombardamenti e di una graduale mitigazione della fornitura delle armi da fuoco.

In termini squisitamente scientifici, geopolitica e diplomazia dovrebbero viaggiare simultaneamente, in funzione di un’equazione che preveda rapporti di forza meno sbilanciati verso una potenza, piuttosto che un’altra. Per l’appunto, la deriva oltranzista nella quale è scaduta la guerra russo-ucraina, dipende primariamente da una degenerazione della geopolitica e da un malfunzionamento - o mala gestione, a seconda dei punti di vista - della diplomazia.

Nel primo caso, è innegabile che la confusione creatasi attorno al ruolo di una disciplina che dovrebbe limitarsi a studiare ed analizzare gli equilibri tra le Nazioni, ne abbia dirottato le finalità, ad oggi più incentrate sulle egemonie commerciali e sugli interessi economico-finanziari, più che sulle linee guida in ambito politico-strategico. Per quel che concerne la seconda puntualizzazione, invece, la diplomazia non è più interpretata come la leva di cui la politica si serve per ordire e sviluppare trame che conducano alla fluida conclusione di trattative e concordati, bensì è vista come un meccanismo per dilatare le risoluzioni e procrastinare le decisioni.

Ci sarebbe bisogno, dunque, che la diplomazia seguisse in maniera più accorta gli effetti della geopolitica, e che quest’ultima adoperasse più assiduamente la prima per evitare contingenze come quelle che stiamo terribilmente attraversando da oltre un trimestre.

 

Autore: Dott. Alex Angelo D’Addio, Funzionario delle Relazioni Internazionali-Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli.