A CURA DI

AVV. ANTONELLA ROBERTI

NEWS DI MARZO 2022

 

NEWS SULL'AMBIENTE DALL'UE

A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa 

 

SALVAGUARDIA DEGLI ECOSISTEMI MARINI: IN SARDEGNA SI PIANTANO FORESTE DI POSIDONIE.

In concomitanza con la Giornata Internazionale delle Foreste e con la Giornata Mondiale dell’Acqua, "zeroCO2" (startup italo-guatemalteca che sviluppa progetti di riforestazione ad alto impatto sociale in diverse regioni del mondo) e "Worldrise" (onlus attiva nella conservazione e valorizzazione dell’ambiente marino), hanno presentato in Sardegna il progetto "Posidonia", che rappresenta la prima attività di rigenerazione marina in Italia.

L'obiettivo è ripristinare un'area di 100 mq di Foresta Blu a Golfo Aranci con la piantagione di 2500 piante posidoniace e sensibilizzare sulla salvaguardia degli ecosistemi marini e in particolar modo della Posidonia Oceanica attuando un progetto educativo con le scuole elementari e medie del territorio.

L'importanza della pianta Posidonia è dimostrata dalla capacità di un solo ettaro di ospitare fino a 350 specie differenti, favorendo la biodiversità; inoltre un mq di Posidonia può generare fino a 15 litri di ossigeno. Purtroppo negli ultimi 50 anni la perdita del 29% delle praterie nel Mediterraneo ha causato l’erosione di circa 15 metri di litorale sabbioso.

Andrea Pesce, fondatore di zeroCO2:"Siamo orgogliosi di collaborare con Worldrise in questo progetto innovativo, siamo convinti che la crisi climatica si sconfigga solo attraverso la collaborazione. L’ambiente marino genera tra il 50 e l’80% dell’ossigeno che respiriamo e assorbe un terzo dell’anidride carbonica emessa nell’atmosfera."

La Presidente di Worldrise, Mariasole Bianco: "...Proteggerlo significa salvaguardare il nostro futuro e con questo progetto di riforestazione possiamo agire in maniera concreta sia per la tutela della biodiversità sia per la lotta alla crisi climatica".

fonte:alternativasostenibile

 

GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA 2022 (WORLD WATER DAY): QUEST’ANNO È DEDICATA ALL’ACQUA SOTTERRANEA.

L'acqua sotterranea, ovvero l' acqua di falda rappresenta la più grande riserva idrica del pianeta ed è una risorsa ancora oggi piuttosto ignorata e danneggiata; in realtà per diverse regioni italiane è l'unica riserva d’acqua, che oggi è a rischio e  in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2022,  Legambiente presenta un dossier con  3 proposte per tutelare e preservare questi importanti ambienti, facendo riferimento agli obiettivi stabiliti dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60), che prevedono il conseguimento di un buono stato dei corpi idrici, la corretta pianificazione degli usi dell’acqua per prevenire il loro deterioramento (qualitativo e quantitativo) e la messa al bando nella produzione e nella commercializzazione di alcune sostanze inquinanti, persistenti e bioaccumulabili, dannose per l’ambiente e la salute. Tra l'altro questi sono anche alcuni degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG6) delle Nazioni Unite, che chiedono una gestione condivisa e sostenibile delle falde, allo scopo di garantire universalmente l’accesso ad acqua pulita e potabile.

fonte: lanuovaecologia

 

LE BARRIERE CORALLINE RISCHIANO IL COLLASSO: AUMENTIAMO LE AREE MARINE PROTETTE!

Il primo studio globale sullo stato di salute delle barriere coralline del Pianeta sparse in 87 paesi, a partire dalla fine degli anni ’50, è stato pubblicato sulla rivista One Earth; in 70 anni l'estinzione del corallo ha provocato un crollo dei servizi ecosistemici del 50% e la biodiversità di pesci e organismi marini che popolano questi ecosistemi è calata del 60%.

Ormai è globalmente riconosciuto che la causa di tutto questo è il riscaldamento globale provocato dall’uomo; in particolare  la "malattia" del corallo è lo sbiancamento, il coral bleaching, fenomeno legato all’esposizione prolungata delle colonie di polipi al calore eccessivo, particolarmente intenso lungo le coste di Papua Nuova Guinea, Giamaica e Belize.

fonte:rinnovabili.

 

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LA GUERRA IN UCRAINA È ANCHE CRISI AMBIENTALE.

La guerra in Ucraina sta arrecando danni anche alle acque e all'aria del Paese e alla lunga anche alla salute degli abitanti; le esplosioni irradiano nell'aria materiali nocivi e cancerogeni, dai metalli pesanti nei siti industriali a cemento, fino all'amianto degli edifici.

Nel Donbass i bombardamenti e l'uso di armi nel 2014, quando l'annessione della Crimea da parte della Russia ha scatenato un conflitto nella regione, causarono già perdite tossiche da impianti industriali in disuso; vi fu un bombardamento delle scorte di cloro in un impianto per la gestione delle acque reflue, che minacciò di danneggiare l'approvvigionamento idrico locale.

Oggi le forze militari russe hanno colpito la centrale nucleare di Zaporižžja, la  più grande d’Europa, provocando un incendio in un edificio secondario, ma le autorità internazionali affermano di non aver registrato cambiamenti nei livelli di radiazioni; tuttavia secondo molti esperti  gli effetti della guerra  sulla salute e sull'ambiente, come l' inquinamento idrico e atmosferico, saranno avvertiti dalle persone che vivono nella zona molto tempo dopo che il conflitto avrà perso di intensità; Doug Weir , direttore della ricerca e delle politiche del Conflict and environment observatory nel Regno Unito, dichiara: "...è un'estensione di quello che abbiamo già visto nel Donbass, un conflitto in una zona con una grande concentrazione di industrie pesanti e una triste storia ambientale...hanno un approccio abbastanza fatalista ai danni ambientali nei conflitti, che vedono come danni collaterali".

Andriy Andrusevych, un avvocato ambientale di Lviv, in Ucraina, afferma che a causa della guerra  i sistemi di monitoraggio dell'inquinamento sono in gran parte disattivati o non vengono verificati; a proposito dell'inquinamento ambientale, Mary Prunicki, direttore dell'inquinamento atmosferico e della ricerca sulla salute presso il Sean N. Parker center for allergy research della Stanford university school of medicine: "...Erano già una delle peggiori zone in Europa da questo punto di vista... Se alcuni di questi siti industriali vengono presi di mira o colpiti accidentalmente e incendiati, verranno liberate nell'aria una grande quantità di sostanze tossiche".

fonte: wired.it

 

SETTORE AGRICOLO: LA SICCITÀ È UN PROBLEMA SEMPRE PIÙ REALE, MA ORA SI POSSONO UTILIZZARE LE ACQUE REFLUE E INQUINARE DI MENO.

Per affrontare il reale spettro della carenza d'acqua, oggi è possibile depurare le acque reflue e utilizzarle per irrigare e fertilizzare i campi coltivati, grazie anche ad un prototipo tecnologicamente avanzato creato da ENEA, Università di Bologna, Gruppo Hera e Irritech e realizzato presso l’impianto di depurazione del Gruppo Hera a Cesena e testato su un campo sperimentale con 120 colture di cui 66 piante di pesco e 54 di pomodoro da industria.

L'utilizzo di queste acque ricche di nutrienti naturali come azoto, fosforo e potassio riduce quello di concimi chimici, quindi migliora la qualità dell'ambiente.

La siccità in Italia sta diventando un reale percolo; studi dimostrano che sono in crisi le risorse idriche del Po, la cui semi-siccità minaccia un terzo della produzione agricola nazionale: la portata del Po è diminuita del 40%, quella degli affluenti del 60%. Da qui l'importanza degli impianti di depurazione, convertiti, grazie alle nuove tecnologie, in vere e proprie bioraffinerie.

Luigi Petta, responsabile del Laboratorio ENEA di Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui: "...i risultati ottenuti nell’ambito del progetto potrebbero supportare l’applicazione dello schema prototipale a tutti gli impianti di depurazione e la diffusione di pratiche di riuso a vantaggio di tutti gli stakeholder di filiera – dai gestori d’impianto ai consorzi di bonifica fino al settore dell’automazione, controllo e misurazione – con l’obiettivo di garantire una fonte idrica non convenzionale e sicura e fornire al contempo un apporto di elementi nutrienti alle colture, in linea con i nuovi indirizzi comunitari in vigore dal 2023".

fonte: rinnovabili

 

UCCELLI EUROPEI: STANNO CAMBIANDO I LORO COMPORTAMENTI A CAUSA DEL CLIMATE CHANGE

Anche gli uccelli risentono del climate change: lo dimostra uno studio apparso su Pnas e condotto su 60 specie che vivono tra Gran Bretagna e Olanda basato su dati degli ultimi 60 anni; è emerso che tutti anticipano la deposizione delle uova e una specie su tre riduce le dimensioni corporee, in media dello 0,45% per ogni grado di temperatura in più. La causa di questi cambiamenti viene attribuita non solo al cambiamento climatico, ma anche all’urbanizzazione, all’inquinamento e alla perdita di habitat a disposizione.

Martijn van de Pol, co-autore dell’articolo: "...il cambiamento climatico ha fatto sì che i luì piccoli deponessero le uova sei giorni prima negli ultimi 50 anni, ma altri fattori ambientali sconosciuti hanno aggiunto altri sei giorni, il che significa che in totale ora depongono le uova 12 giorni prima rispetto a mezzo secolo fa".

fonte: rinnovabili

 

BIOCARBURANTE IDROGENATO: SI PUÒ FARE... SECONDO LA RAFFINERIA ENI DI STAGNO (LIVORNO).

Dall'incontro Mise-vertici della Eni di Stagno (Livorno) è emersa la reale intenzione di Eni a " volere disimpegnarsi dal sito toscano, proponendo un rilancio dello stesso attraverso un percorso razionale di trasformazione. Livorno in questo percorso, che coincide con una strategia nazionale del gruppo, è al primo posto, e la prospettiva dichiarata è stata quella della riconversione a bioraffineria finalizzata alla produzione di biocarburante idrogenato", ovvero l’Hvo (hydrotreated vegetabil oil) come già accade nelle raffinerie Eni di Venezia e Gela: si tratta di un carburante che, addizionato al gasolio fossile in una quota pari a circa il 15%, va a comporre Enidiesel+.

Oltre al settore del biocarburante è prevista "anche la produzione del biojet per aerei e la produzione di lubrificanti potranno garantire un orizzonte certo all’impianto a partire dai livelli occupazionali".

Dal Comune di Stagno: "...Il viceministro Alessandra Todde ha preso impegno nel promuovere un incontro con tutti i ministeri interessati (Mise, Mite, Mef) e l’azienda, a cui far seguire una nuova riunione del tavolo generale capace di dettare i tempi e le scelte in modo che il “caso Livorno” possa diventare una buona pratica ed un modello replicabile. Per noi questo rappresenta la base per poter procedere ad un concreto accordo programmatico che garantisca la salvaguardia e lo sviluppo occupazionale dell’impianto livornese".

fonte:greenreport