OSSERVAZIONI SULLA LETTERA DI BORIS JOHNSON che spiega alla May le ragioni delle sue dimissioni:
…MA, ALLORA, LA BREXIT E’ FALLITA?...
Autore: Ing. Massimo De Rose, Consulente Sviluppo Business
La lettera esprime forte disappunto per il percorso Brexit intrapreso dalla May.
Esso, infatti, non solo non porta indipendenza decisionale e recupero di fondi al governo Britannico, ma addirittura implica maggiori vincoli. Tutto ciò, dopo anni di discussioni sulle direttive dell’ UE.
La Brexit della May non è quella a suo tempo concepita dai votanti pro-Brexit del referendum.
Quanto precede è vero, in generale.
Tuttavia, Johnson non dice che:
- più del 50% dell’economia Britannica è intrecciato con quella dell’UE e che, comunque, il suo Paese da solo sarebbe più vulnerabile e meno competitivo;
- una Brexit “forte” sarebbe, in pratica, infattibile;
- l’UE è da correggere, o addirittura da rifondare ma non da eliminare. Forse, una Brexit “debole” potrebbe stimolare questa rifondazione.
Implicita debolezza della spiegazione di Johnson: se la Brexit forte non procede e quella debole è controproducente, allora la Brexit …..va cancellata!
Infine, la lettera esprime qua e là sovranismo, da sempre diffuso in Gran Bretagna, spesso nostalgico di un passato potere ormai irripetibile.
SEGUE IL TESTO
LETTERA DI DIMISSIONI DI BORIS JOHNSON A THERESA MAY. (Luglio 2018)
Cara Theresa,
Sono più di due anni da quando il popolo Britannico votò di lasciare l’Unione Europea , sulla inequivocabile e categorica promessa che se avessero fatto ciò avrebbero ripreso il controllo della loro democrazia.
Ad essi fu detto che avrebbero potuto gestire la loro propria politica di immigrazione, rimpatriare il danaro del Regno Unito oggi speso dall’UE e, soprattutto, che avrebbero potuto approvare leggi con indipendenza e nell’interesse del popolo di questo paese.
Brexit doveva rappresentare opportunità e speranza. Essa doveva essere un’opportunità per fare le cose in maniera diversa, per essere più agili e dinamici, e per massimizzare i particolari vantaggi del Regno Unito come un’economia aperta, orientata verso il mondo esterno e globale.
Quel sogno sta morendo, soffocato da una sterile mancanza di confidenza in se stessi.
Noi abbiamo rimandato decisioni cruciali – inclusi i preparativi per non fare trattative, come discusso nella mia lettera a te dello scorso Novembre - con il risultato che sembriamo diretti verso una semi-Brexit, con gran parte dell’economia ancora bloccata nel sistema UE, ma con nessun nostro controllo su quel sistema.
Ora sembra che l’offerta di apertura dei nostri negoziati implichi l’accettazione che in pratica noi non saremo in grado di fare le nostre leggi. In realtà sembra che abbiamo fatto passi in dietro dall’ultimo incontro al Chequers, in Febbraio, quando io descrissi le mie frustrazioni, come sindaco di Londra, nel tentare di proteggere i ciclisti dagli autotreni. Noi avremmo voluto abbassare i finestrini per migliorare la visibilità; anche se questa modifica era già disponibile nel mercato, e anche se c’era stato un ampio numero di morti, specialmente cicliste, ci dissero che dovevamo aspettare che l’UE legiferasse sull’argomento.
Così, nell’incontro al Chequers discutemmo a fondo una elaborata procedura per divergere dalle regole UE, ma ora sembra che essa sia stata portata via dal tavolo e, di fatto, non c’è un chiaro diritto Britannico di prendere iniziative. In pratica, se Brexit deve significare qualcosa, essa certamente dovrebbe dare a ministri e parlamento l’opportunità di fare cose in maniera diversa per proteggere la popolazione. Se un paese non può approvare una legge per salvare le cicliste – quando la proposta è supportata ad ogni livello del governo Britannico – allora non vedo come quel paese possa effettivamente chiamarsi indipendente.
Per converso, il governo Britannico ha speso decenni per discutere questa o quella direttiva UE, nell’assunto che fosse troppo gravosa o mal concepita. Ora siamo nella ridicola posizione di dichiarare che dobbiamo accettare larghe porzioni esattamente di questo tipo di legislazione UE, senza cambiare una “I”, perché è essenziale per la nostra economia - e non abbiamo più la capacità di influenzare la stesura di queste leggi.
In tal senso siamo davvero diretti verso uno stato di colonia – e per molti sarà difficile vedere i vantaggi economici e politici di questo particolare assetto.
E’ anche chiaro che cedendo controllo sulle regole per merci e prodotti agricoli (ed altri ancora) noi renderemo molto più difficile il libero commercio. E c’è l’ulteriore impedimento di dovere discutere un sistema doganale non pratico e non funzionante.
Ciò che disturba di più è che tutto questo rappresenta la nostra offerta di apertura. Questa è già come noi vediamo la situazione finale – prima che la controparte abbia fatto la sua contro-offerta. E’ come se inviassimo la nostra avanguardia in battaglia con le bandiere bianche. Addirittura, ero preoccupato, guardando il documento di Venerdì, che ci potrebbero essere ulteriori concessioni sull’immigrazione, o che potremmo finire per pagare l’accesso al mercato unico.
Venerdì riconobbi che le mie argomentazioni non potevano prevalere, e mi congratulai con te per avere ottenuto la decisione di procedere. Come ho detto allora, il governo ora ha una canzone da cantare. Il problema è che mi sono esercitato nel weekend , ma le parole della canzone mi si strozzano in gola. Noi dobbiamo avere una responsabilità collettiva. Poichè, in coscienza, non posso sostenere queste proposte, ho tristemente concluso che me ne devo andare.
Sono orgoglioso di aver servito come ministro degli Esteri nel tuo governo. Nel dimettermi, vorrei ringraziare per prima la polizia Metropolitana che ha protetto me e la mia famiglia in circostanze difficili.
Sono anche orgoglioso degli straordinari uomini e donne del nostro servizio diplomatico. Negli ultimi mesi essi hanno mostrato quanti amici ha questo paese nel mondo, perchè 28 governi hanno espulso spie Russe in una protesta , senza precedenti, contro il tentato assassinio degli Skripals.
Essi hanno organizzato un summit Commonwealth di grande successo e hanno ottenuto il supporto internazionale alla campagna di questo governo per 12 anni di insegnamento di qualità alle ragazze.
Nel lasciare questo Ufficio, gli Esteri e Commonwealth ha ora la più grande e più efficace rete diplomatica di qualsiasi altro paese in Europa – continente che non lasceremo mai.
Boris Johnson