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NEWS DI MARZO 2023

 

NEWS DALL'UE SULL'AMBIENTE

A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa

 

OBIETTIVI DI MOBILITÀ - LEGAMBIENTE: DELUDENTI PER ORA LE AZIONI DELLE CITTÀ ITALIANE PER RIDURRE LE EMISSIONI ENTRO IL 2030.

Dall'ultimo report "Clean cities" di Legambiente risultano deludenti le azioni delle città italiane per raggiungere gli obiettivi di mobilità, riduzione delle emissioni e sicurezza fissati al 2030; ancora solo un cittadino italiano su quattro lascia l'auto per usare i mezzi pubblici, non sempre comodi e puntuali come in altri Stati membri.

Dal rapporto infatti emerge che: "…il trasporto pubblico in Italia è molto al di sotto della media europea, con soltanto un quarto delle metropolitane, treni veloci, linee tranviarie e autobus elettrici rispetto agli altri paesi".

Secondo Legambiente è necessario rendere più sostenibili ed inclusive le città, "adottando politiche che rendano i quartieri e le città più accessibili in bici e con mezzi elettrici condivisi (con zone a basse emissioni e a pedaggio per le auto private), adottando le "nudge policies" (o spinte gentili) attraverso incentivi economici, abbonamenti e miglioramenti dei servizi".

Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani: "Mentre il governo sembra muoversi in direzione opposta, decisamente anacronistica rispetto agli obiettivi comunitari di riduzione delle emissioni – tra cui il phase-out delle auto alimentate da combustibili fossili… le città possono diventare veri motori di cambiamento, rispondendo finalmente alle esigenze di tutti i cittadini e posizionando il nostro Paese tra i più avanzati dell’Unione Europea... In particolare, le 9 città pioniere – Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino – incluse nella Missione per la neutralità climatica…devono definire un percorso chiaro per raggiungere l’obiettivo del net-zero entro 7 anni… Ecco allora che devono compiere un importante cambiamento per diventare più vivibili e meno inquinate, ponendo al centro della loro strategia la mobilità pubblica, condivisa, elettrica, attiva e intermodale".

fonte:geagency

 

LA COMMISSIONE UE HA PRESENTATO LA LEGGE "NET-ZERO INDUSTRY" SULL'INDUSTRIA A ZERO EMISSIONI PER RAGGIUNGERE I SUOI OBIETTIVI CLIMATICI ED ENERGETICI ENTRO IL 2030.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato: "Abbiamo bisogno di un contesto normativo che ci consenta di accelerare rapidamente la transizione verso l'energia pulita" e…il "net-zero industry act" farà proprio questo. Creerà le migliori condizioni per quei settori che sono cruciali per noi per raggiungere lo zero netto entro il 2050: tecnologie come turbine eoliche, pompe di calore, pannelli solari, idrogeno rinnovabile e stoccaggio di CO2".

Per raggiungere l'obiettivo è necessario  accelerare l'autorizzazione e aumentare l'accesso ai finanziamenti per la tecnologia pulita, che consiste nel solare, nell'eolico, nelle batterie e nell'accumulo, nelle pompe di calore e nell'energia geotermica, negli elettrolizzatori e nelle celle a combustibile, nel biogas/biometano, nella cattura, nell' utilizzo e nello stoccaggio del carbonio e nelle tecnologie di rete. Tutte queste tecnologie, secondo la legge, dovrebbero mirare ad avere i due quinti della propria produzione nell'UE entro il 2030, anche se questo non sarà un obbligo legale.

- Frans Timmermans, capo del clima dell'UE: "Miriamo a produrre almeno il 40% delle nostre esigenze di implementazione in Europa. Naturalmente, continueremo a commerciare con i nostri partner. Non tutto sarà prodotto in Europa, ma si dovrebbe fare di più in Europa";

- un alto funzionario Ue: "…l'intenzione è fare in modo che, con questo benchmark, possiamo prestare attenzione a tutte le fasi chiave della catena del valore. Ad esempio, potremmo essere molto bravi nella produzione di pannelli solari, ma potremmo avere una forte dipendenza quando si tratta di wafer, che è uno dei componenti chiave…Fissando obiettivi di produzione del settore net zero, mobilitando fondi, costruendo condizioni favorevoli, creando accademie a livello europeo per accelerare il miglioramento delle competenze e la riqualificazione e istituendo una piattaforma per coordinare gli sforzi degli Stati membri, il net zero industry act può mettere in atto un solido quadro per decarbonizzazione dell'industria europea".

Tre le varie dichiarazioni di gruppi industriali coinvolti, riportiamo quella di Cleantech for Europe: "La progettazione completa delle emissioni dai processi di produzione è di gran lunga preferibile alla cattura e allo stoccaggio del carbonio emesso, a cui la NZIA attribuisce grande importanza"- ed ha invitato il Parlamento europeo e il Consiglio a "migliorare la proposta ampliando l'ambito di una profonda decarbonizzazione industriale tecnologie."

fonte:euractiv

 

L'UE PROPONE IL CRITICAL RAW MATERIALS ACT (UN PIANO PER CREARE UNA CATENA DELLE FORNITURE SICURA, DIVERSIFICATA, ACCESSIBILE E SOSTENIBILE) PER RIDURRE ENTRO IL 2030 LA DIPENDENZA (IN PARTICOLARE) DALLA CINA.

I Commissari europei (soprattutto Valdis Dombrovskis e Thierry Breton) svelano che l'Europa dovrebbe raggiungere entro il 2030 l'obiettivo di  estrarre solo al suo interno il 10% delle materie prime strategiche (SRM), riducendo drasticamente la dipendenza dell'Ue "dalle importazioni, spesso da fornitori di paesi terzi quasi monopolistici"…L'eccessiva dipendenza da singoli fornitori potrebbe interrompere intere catene di approvvigionamento, in particolare poiché le restrizioni all'esportazione e altre misure restrittive del commercio sono sempre più utilizzate a causa dell'intensificarsi della concorrenza globale". (Attualmente la Cina controlla gran parte del processo di estrazione e raffinazione di un gran numero di materie prime, in particolare magnesio e terre rare, e la  Repubblica Democratica del Congo (RDC) estrae il 63% del cobalto, un metallo più necessario nelle batterie ricaricabili elettrodi, che importa l'Ue).

In questo senso le Commissione europea ha presentato ultimamente il nuovo regolamento sulle materie prime, fissando obiettivi per la produzione, la raffinazione e il riciclaggio delle principali materie prime necessarie per la transizione verde e digitale.

Uno dei principali obiettivi è quello di garantire catene di approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche, come per esempio i metalli delle terre rare per le turbine eoliche, la cui domanda, secondo le stime recenti, dovrebbe aumentare di 4,5 volte entro il 2030; anche il litio, un elemento chiave delle batterie nei veicoli e nei dispositivi elettrici, vedrà la sua domanda aumentare di 11 volte entro il 2030 e di 57 volte entro il 2050.

Con la nuova legge, l'Europa  intende creare il cosidetto "club CRM", ossia "riunire paesi consumatori e paesi ricchi di risorse per promuovere investimenti sostenibili nei paesi produttori e consentire loro di risalire la catena del valore"; secondo il Commissario Breton:"…Non possiamo andare in paesi terzi e dire loro di "fare il lavoro sporco" che l'estrazione e l'estrazione richiedono, è moralmente inaccettabile…Dobbiamo aiutare a migliorare gli impatti economici a livello locale, non qualcosa che la Cina è incline a fare".

fonte: euractiv

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LA SICCITÀ NON HA PIÙ STAGIONI: IN ARRIVO SENSORI DI UMIDITÀ DEL TERRENO PER RISPARMIARE ACQUA.

In Arabia Saudita, presso l'University of Science and Technology (KAUST), due ricercatori ( lo studio è pubblicato nella rivista “ACS Applied Materials & Interfaces”) hanno ideato il prototipo di un tipo di sensore che riesce a rilevare l’umidità del terreno grazie a un materiale particolarmente sensibile all'umidità.

Il prototipo, (MOF), (in particolare il Mof- Cr-soc-MOF-1) ) presenta l'estremità inferiore ricoperta da un film sottile fatto con una struttura metallo-organica, un microsensore, che se messo in acqua, riesce ad assorbire il doppio del suo peso.

Si è scoperto che il sistema funziona molto bene nei terreni argillosi e la lettura elettronica è piuttosto veloce. Una volta che questa tecnologia verrà effettivamente testata e applicata dagli agricoltori, si sarà fatto un importante passo avanti nel campo dell'irrigazione automatizzata e soprattutto nella  contrasto alla siccità.

fonte:rinnovabili

 

LE MOLECOLE DI MONOSSIDO DI CLORO PRODOTTE DAI MEGA-INCENDI DANNEGGIANO LO STRATO DI OZONO.

Uno studio pubblicato su Nature dai ricercatori del MIT (L'Istituto di Tecnologia del Massachusetts) ha rilevato la pericolosità dei mega-incendi, che producono la molecola di monossido di cloro (emessa già dalle fabbriche sotto forma di clorofluorocarburi (CFC)), altamente dannosa anche per lo strato di ozono presente nella stratosfera. (Grazie al protocollo di Montreal, il buco nell’ozono si dovrebbe chiudere intorno al 2060).

Lo studio ha preso in esame il mega-incendio in Australia orientale tra dicembre 2019 e gennaio 2020, in particolare tre serie indipendenti di dati satellitari; nei mesi successivi agli incendi le concentrazioni di acido cloridrico sono diminuite molto alle medie latitudini, mentre è aumentato decisamente il monossido di cloro; alla fine il rogo avrebbe deteriorato dal 3 al 5% dello strato di ozono, in particolare alle medie latitudini dell’emisfero australe, sopra l’Australia, la Nuova Zelanda e parti dell’Africa e del Sud America.

Dallo studio:"…I nostri risultati indicano che le reazioni chimiche dell’aerosol degli incendi, pur non essendo responsabile della durata record del buco dell’ozono antartico del 2020, produce un aumento della sua area e una riduzione del 3-5% dell’ozono totale della colonna delle medie latitudini meridionali”, scrivono i ricercatori…Questi risultati aumentano la preoccupazione che incendi più frequenti e intensi possano ritardare il recupero dell’ozono in un mondo che si riscalda".

fonte:rinnovabili

 

L'OMS RIVELA CHE 50 GRAMMI DI PROTEINE AL GIORNO GARANTISCONO UN BUONO STATO DI SALUTE; LA PRODUZIONE PER TUTTO IL PIANETA POTREBBE PROVENIRE DAGLI SCARTI ALIMENTARI.

Secondo l'Oms 50 grammi di proteine al giorno sono indispensabili al mantenimento di un buono stato di salute; se fossero applicate in modo decisivo le nuove tecnologie di riciclo degli scarti alimentari non ci sarebbero più problemi di produttività di nuove fonti di nutrienti . L'Oms ci ricorda che "nel mondo si buttano ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo e questo nonostante la pandemia e la guerra abbiano pesantemente compromesso le filiere e la distribuzione, facendo aumentare il numero di persone che non hanno cibo a sufficienza (840 milioni circa con previsioni di crescita oltre i 900 entro il 2030)."

Recentemente è stata pubblicata su Green Chemistry  una  review del King’s College di Londra, che si focalizza sia sulle tecnologie del riciclo che sulle buone pratiche da adottare; in sintesi le attività di trasformazione principali provengono dalle lavorazioni dei prodotti agricoli, dei prodotti finiti e di quelli domestici.  I nutrienti più importanti sono le microproteine (come quelle prodotte dai funghi, utilizzando per esempio come substrato gli scarti del caffè) e quelli ottenuti dalle tecnologie  bio-fisicochimiche.

Le microproteine sono ottenute anche da un processo naturale assai utile, quale la fermentazione; secondo gli studiosi esistono diversi batteri, lieviti, miceti e alghe da utilizzare nei cicli fermentativi che impiegano  zuccheri, che possono avere diverse applicazioni e rese notevoli (per esempio dalle coltivazioni ogni anno si producono 8 miliardi di tonnellate di scarti con carboidrati da avviare alla fermentazione).

Anche gli insetti (oltre ad essere, se ingeriti, ottime fonti di proteine e altri nutrienti), alimentati con scarti alimentari, svolgono la funzione di bioconvertitori; ( tra i migliori, le larve di tarme della farina e quelle di mosca nera, già approvate in Europa). Infine le tecnologie  bio-fisicochimiche (come le separazioni, i trattamenti con enzimi e le estrazioni assistite da microonde) sono utili per recuperare i nutrienti secondo reazioni sostenibili e non associate a emissioni.

fonte:ilfattoalimentare

 

UNA BUONA NOTIZIA (?): IL RITORNO DI LULA AVREBBE DIMEZZATO LA DEFORESTAZIONE IN AMAZZONIA.

Gli ultimi dati provenienti dal sistema DETER, che monitora la situazione attraverso i satelliti (si tratta quindi di numeri non manipolabili…) rivelano che dal ritorno di Luiz Inácio Lula da Silva, a inizio gennaio, la deforestazione dell’Amazzonia si è dimezzata, interessando ‘solo’ 167 km2, contro i 430 del gennaio 2022, con un calo del 61%. Daniel E Silva del WWF-Brasile sottolinea tuttavia la permanenza di una nuvolosità particolarmente intensa, che potrebbe aver leggermente influenzato i dati raccolti dai satelliti, rendendo necessari ulteriori controlli delle immagini anche nei prossimi mesi. Il Wwf rivela che con Jair Bolsonaro ci fu un raddoppio (+73%) della deforestazione: tra il 2019 e il 2021 si è persa un’era grande quanto il Belgio...

L'Amazon Fund, il fondo nazionale che finanzia iniziative per l’Amazzonia, sarà molto probabilmente incentivato dai contributi di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Unione Europea (quest'ultima aiuta la causa con  l'introduzione  della  nuova legge  che vieta l’importazione di prodotti provenienti dalla deforestazione).

Il programma, oltre a preservare l’esistente, ha l'obiettivo di trasformare il Brasile in uno dei paesi leader mondiali per la conservazione e lo sfruttamento sostenibile delle risorse, grazie all'agricoltura rigenerativa e ad altre attività di economia circolare. Il governo infatti sta cominciando ad aiutare le aziende nel processo di riconversione ; in realtà già  nel 2021, 94 aziende brasiliane hanno adottato azioni  per la deforestazione-zero (soprattutto per quanto riguarda la produzione della soia, la cui domanda è in crescita costante, spingendo la deforestazione), che con Bolsonaro non sono state portate avanti.

Restano tuttavia aree di particolare criticità come la zona del Cerrado, che nel mese di gennaio ha perso 423 km2; Frederico Machado, del WWF-Brasile: "Gli ecosistemi brasiliani sono stati vittime di una politica anti-ecologista criminale, che mirava principalmente a favorire il pascolo di bovini a discapito della preziosa eredità naturale che appartiene a tutti i brasiliani…Il Cerrado infatti ha già perso quasi il 50% della sua superficie originaria".

fonte:ilfattoalimentare