TRANSIZIONE ENERGETICA: SI’, MA COME?
Autore: Ing. Massimo De Rose
E’ universalmente riconosciuto che, per evitare conseguenze ambientali gravi e irreversibili, il mondo deve realizzare una transizione energetica per la sostenibilità ambientale delle attività e dei corrispondenti consumi energetici.
In incontri tipo Glasgow-novembre 2021 si sono definiti vari obiettivi quantitativi e temporali che dovranno essere rispettati dalle varie nazioni e, quindi, dal complesso delle loro rispettive attività.
Le principali attività che consumano energia sono il trasporto (aereo, marittimo, terrestre), l’industria, il riscaldamento urbano, l’agricoltura.
Le fonti di energia sono molteplici e con diverse sostenibilità ambientali. Ci sono forti pressioni contro alcune e forti spinte a favore di altre. Tipica è la pressione contro l’uso dei combustibili fossili (carbone, prodotti petroliferi, gas naturale) perchè, avendo atomi di carbonio, essi sono produttori di CO2 (anidride carbonica) durante la loro combustione e sono quindi considerati i principali responsabili del cambiamento climatico. Per converso, ma altrettanto tipica, è la pressione a favore di fotovoltaico ed eolico, considerati risorse “pure” della natura. Opinioni variabili sono su nucleare, idrogeno, biomasse.
L'Unione Europea ha adottato una “Tassonomia”, cioè una classificazione delle attività che possono essere considerate eco - compatibili rispetto agli obiettivi ambientali e ai tempi per realizzarli. Gli obiettivi di questa Tassonomia sono sei: 1. Mitigazione del cambiamento climatico; 2. Adattamento al cambiamento climatico; 3. Uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine; 4. Transizione verso l’economia circolare, con riferimento anche a riduzione e riciclo dei rifiuti; 5. Prevenzione e controllo dell’inquinamento; 6. Protezione della bio-diversità e della salute degli eco-sistemi.
Per essere eco-compatibile, un’attività deve: 1. Contribuire positivamente ad al meno uno dei sei obiettivi; 2. Non produrre impatti negativi sugli altri obiettivi; 3. Essere svolta nel rispetto di garanzie sociali minime.
Le attività eco-compatibili potranno anche candidarsi a finanziamenti UE.
La struttura piuttosto flessibile dei sei obiettivi ha consentito all’UE di inserire, di recente, anche il nucleare ed il gas naturale tra le eco-compatibili, provocandole vibranti proteste di coloro che interpretano gli obiettivi in modo più intransigente e di chi, comunque, vorrebbe una maggiore spinta verso bio-diversità, fotovoltaico, eolico, idrogeno.
Circa queste pressioni per accelerare la transizione, è indispensabile l’impegno delle nazioni a rispettare gli obiettivi ecologico/ambientali e i loro tempi massimi di realizzazione. Però è anche necessario ricordare che la trasformazione dei consumi energetici e l’auspicata adozione di fonti energetiche de carbonizzate richiede grandi trasformazioni, investimenti, tempi lunghi.
Inoltre, è necessario notare che, spesso, la comunicazione induce l’illusione che alcune trasformazioni siano realizzabili facilmente e in tempi brevi, dimenticando di spiegare alcuni effetti indotti che rischiano di “spostare” ma non di eliminare la non sostenibilità. Il trasporto è un tipico esempio. Automobile elettrica o a idrogeno: sembrano entrambe perfette con le loro zero emissioni allo scarico. Tuttavia, è indispensabile che il problema ambientale, eliminato allo scarico, non sia “trasferito” alla fonte dell’elettricità e dell’idrogeno. Quest’ultimo, per esempio, può essere prodotto in grande quantità e a costo competitivo dal gas naturale, ma con un processo che produce CO2. Allora è indispensabile usare il cosiddetto idrogeno verde che proviene, invece, dall’elettrolisi dell’acqua, ma in minor quantità e maggiori costi. Nel trasporto merci, la transizione energetica dei veicoli pesanti è più complessa e, probabilmente, richiederà più tempo. E’ suggestivo il progetto, provato recentemente, di trasportare con un drone contenitori fino a 100Kg! Se dovesse decollare, sarebbe necessaria una accurata gestione dello spazio aereo.
La transizione energetica negli altri settori di consumo presenta quesiti simili nella scelta della fonte energetica. Il nucleare è osteggiato da alcuni a causa del rischio di incidenti, con gravi conseguenze socio-economiche, e a causa dello smaltimento delle scorie radioattive. Tuttavia, con gli impianti di quarta generazione i rischi sono molto attenuati e i costi sono competitivi, con promettenti prospettive sullo smaltimento delle scorie. Le biomasse sono un’interessante fonte alternativa di energia, ma la loro combustione emette CO2. Invece la loro “digestione anaerobica” produce biometano, gas totalmente rinnovabile. Fotovoltaico ed Eolico (con qualche dubbio sulle conseguenze del campo magnetico generato da quest’ultimo) sono “puliti”, ma costosi.
In sintesi, la scelta delle fonti sostenibili di energia deve coniugare la necessità della transizione e dei suoi tempi con la validità ecologica, economica e sociale delle trasformazioni adottabili.
A ulteriore supporto della transizione e ad integrazione di quanto descritto fin qui, è opportuno citare che una parte del riscaldamento globale sembra avere origini al di fuori del controllo umano. L’inclinazione dell’asse terrestre e la forma ellittica dell’orbita della Terra intorno al Sole cambiano in maniera graduale e ciclica. Tutto ciò sembra che provochi un cambiamento ciclico del riscaldamento solare sulla Terra e, quindi, della temperatura Terrestre. Questo ciclo porterebbe da una glaciazione alla successiva in diverse migliaia di anni, passando attraverso un periodo intermedio di riscaldamento, soprattutto nell’emisfero boreale più sensibile perchè più coperto da terre emerse.
Attualmente ci troviamo nel periodo di graduale riscaldamento. Quindi, il riscaldamento provocato dall’uomo soprattutto negli ultimi cento anni sta esasperando il fenomeno.
Dunque, abbiamo un ulteriore motivo per procedere con la transizione energetica, ma con attenzione a fattibilità, costi, tempi e implicazioni socio-economiche delle varie alternative. Per i paesi produttori di combustibili fossili, incluso il gas (e quindi inclusa la Russia) la transizione mondiale è una sfida socio-economica doppia, a causa della prospettiva di perdere ingenti introiti. Questi paesi stanno incoraggiando il CCS (Carbon Capture and Storage), un processo che contempla la cattura e lo stoccaggio della CO2 in grande profondità. Dunque, questo processo non mira ad eliminare la produzione di CO2 ma di catturarla e imprigionarla per secoli.
In conclusione, la transizione energetica è una grande sfida per il nostro sistema socio-economico e per la capacità umana di fare e realizzare scelte realistiche e integrate su scala mondiale.
Ing. Massimo De Rose, Consulente Sviluppo Business, Socio del “Business Club Italia di Londra”.