A CURA DI

AVV. ANTONELLA ROBERTI

BREVE RECENSIONE A “LEZIONI DI DIRITTO INDUSTRIALE – MARCHI, DISEGNI E MODELLI, CONTRAFFAZIONE E MADE IN ITALY” DI A. FITTANTE – EDITO GIUFFRÉ  FRANCIS LEFEBVRE, MILANO 2020

Autore: Avv. Alessandra Camaiani 

 

E’ stato detto, in letteratura, che l’essenziale, la strada delle strade, non la si può trovare. Ebbene, non si erano fatti i conti col Prof. Aldo Fittante.

Nella Sua recentissima monografia si coglie tutto quanto occorre per comprendere in modo esaustivo la tutela offerta dall’ordinamento ai marchi, a disegni e modelli, al Made in Italy. E se ne colgono, per vero, anche le criticità profonde che frenano un settore chiave per la nostra economia.

Come confermano le tre illustri prefazioni che aprono il testo, l’Autore sembra individuare nell’esclusività dell’ingegno il grimaldello per la reazione di garanzia alla globalizzazione dei mercati e al rischio intrinseco di contraffazione che ciò reca.

La qualità dell’opera intellettuale nazionale è notoria e non necessita di presentazioni: qui si fondono ricchezze naturali con tesori congeniti nelle intuizioni più argute e tali devono essere gli aspetti da valorizzare.

Il grave fenomeno del cosiddetto Italian sounding affligge, però, gli interessi del mercato e dei produttori nazionali. Mentre riverbera conseguenze negative dirette sul nostro Sistema Paese, nella sostanziale indifferenza delle istituzioni europee, ammonisce Fittante che il rischio è di un collasso globale, che scorge un tappeto consumeristico fedifrago, con conseguenze di non poco momento su diritti che mai come oggi richiedono un intervento protettivo, e cioè salute, ambiente, risparmio.

Un difficile terreno, che abbisogna di un intervento organico del legislatore, il quale, come suggerisce ancora l’Autore, dovrebbe razionalizzare un panorama normativo dimostratosi rapsodico e anodino. La stratificazione legislativa, infatti, che ha caratterizzato la materia della proprietà industriale nazionale, sconta la difficoltà di stare al passo con punti di presidio cangianti, che si modellano e si diversificano via via che il mercato cambia.

Pur senza mai sferzare critiche smodate, il composto Autore riflette, come a parlar con se stesso, sulle criticità evidenziate dall’analisi accorta e puntuale che compie nelle pagine dell’opera.

Attraverso una narrazione e uno stile chiaro e pulito, scevro da fronzoli espositivi, Egli dialoga proficuamente con tutti i settori del diritto: legale, giurisprudenziale e difensivo.

Tra le righe del testo, pare intuire l’efficacia di una disciplina innovativa che recuperi tradizione e cultura, dandosi carico di supportare i soggetti deboli del mercato: le imprese oneste del nostro Paese (p.132).

Su di loro grava il peso dell’incongruenza di un assetto di rimedi per nulla in grado di lasciare spazio all’emersione della qualità nella lotta contro l’iperproduzione e il basso costo del prodotto finale; costo che non è espressione d’altro se non di sfruttamento della forza lavoro e di produzione sfuggente dai gangli legislativi.

Il descritto fenomeno appare ancor più preoccupante se riferito alla nuova frontiera del commercio, quella telematica. Mediante l’internet, di cui l’opera si occupa con una approfondita trattazione, sono offerte alla società due occasioni distinte, quella dell’incremento delle possibilità e l’altra, diversa, della maggiorazione del rischio. Ancora una volta l’Autore esorta il Legislatore a scegliere strategie mirate, che sappiano valorizzare le peculiarità italiane nel mare magnum del telecommercio globale.

E chissà se questa apocalisse non sia l’occasione storica per dargli, finalmente, ragione.

Firenze, 01/04/2021