NEWS DI MARZO 2021
NEWS DALL'UE
A cura di Caterina Aloi, Redazione Foroeuropa
VIA LIBERA DEL CSM ALLA PROCURA EUROPEA
Il 23 marzo 2021 l’Italia fa un passo importante verso la procura europea. Il plenum del Csm, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro della Giustizia Cartabia, ha approvato a maggioranza (con tre astensioni) il parere sulla proposta di accordo con il Procuratore Capo Europeo del Regolamento Ue 2017/1939 relativo all’attuazione di una cooperazione rafforzata sull’istituzione della Procura europea (EPPO), per la determinazione del numero e della distribuzione funzionale e territoriale dei procuratori europei delegati.
La procura europea è un organismo indipendente - ideato nel 2017 ma non ancora operativo - nato per perseguire, davanti ai tribunali degli Stati membri, i reati che vanno a danneggiare gli interessi finanziari dell’Unione. In particolare gli obiettivi della procura europea saranno il riciclaggio, la frode, la corruzione e frodi Iva transfrontaliere. Saranno 20 i pm del nostro Paese che si occuperanno di perseguire questo tipo di reati, divisi in 9 sedi. Attualmente gli Stati membri che partecipano alla Procura Europea sono 22: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna.
Il Ministro Cartabia ha sottolineato che si tratta di una sfida epocale che non può decollare senza l'Italia perché Eppo - European public prosecutor's office - è il passo in avanti decisivo per "l'ulteriore sviluppo di un più ampio processo d'integrazione giuridica e di costruzione di uno spazio di giustizia condiviso". Certo, come vedremo dai dubbi dei consiglieri dello stesso Csm, ci saranno problemi da risolvere. Ma "la leale cooperazione tra tutte le autorità coinvolte sarà la condizione indispensabile per sciogliere tutti i nodi e tutti i possibili intrecci e le sovrapposizioni di competenze che inevitabilmente l'immissione della nuova struttura potrà determinare".
Sulla procura europea Mattarella ha voluto sottolineare l’importanza dell’adempimento di oggi e che è indispensabile individuare soluzioni comuni a fronte di quadri normativi molti differenti tra di loro. I risultati ottenuti si sono resi possibili grazie alla disponibilità al confronto dei vari Stati e alla creazione di uno spazio comune per la garanzia dei diritti di tutti.
COVID-19: LA COMMISSIONE EUROPEA PROPONE UN CERTIFICATO VERDE DIGITALE
Il 17 marzo 2021 la Commissione europea ha presentato una proposta intesa a creare un certificato verde digitale per agevolare la libera circolazione sicura dei cittadini nell’Ue durante la pandemia di Covid-19. I certificati saranno validi in tutti gli Stati membri. Un certificato verde digitale è una prova digitale attestante che una persona è stata vaccinata contro il Covid-19, ha ottenuto un risultato negativo al test oppure è guarita.
Le autorità nazionali sono responsabili del rilascio del certificato. Potrebbe, ad esempio, essere rilasciato dagli ospedali, dai centri che effettuano i test o dalle autorità sanitarie.
La versione digitale può essere salvata su un dispositivo mobile. I cittadini possono inoltre richiedere una versione cartacea. Entrambe le versioni disporranno di un codice QR contenente le informazioni essenziali e saranno dotate di un sigillo digitale per garantire l'autenticità del certificato.
Il certificato verde digitale sarà accettato in tutti gli Stati membri dell'UE. Contribuirà a far in modo che le restrizioni attualmente in vigore possano essere revocate in modo coordinato.
Quando viaggiano tutti i cittadini dell'UE o i cittadini di paesi terzi, che soggiornano o risiedono legalmente nell'UE in possesso di un certificato verde digitale, dovrebbero essere esentati dalle restrizioni alla libera circolazione allo stesso modo dei cittadini dello Stato membro visitato.
Se uno Stato membro continua a imporre ai titolari di un certificato verde digitale l'obbligo di quarantena o di effettuare un test, deve comunicarlo alla Commissione e a tutti gli altri Stati membri e giustificare tale decisione.
La Commissione collabora con l'Organizzazione mondiale della sanità per garantire che i certificati rilasciati nell'UE possano essere riconosciuti anche nel resto del mondo. La Commissione è inoltre in contatto con l'ICAO, l'organizzazione internazionale che rappresenta il trasporto aereo.
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NEWS DALL'UE SULL'AMBIENTE
A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa
NEL PROCESSO DI REVISIONE PER ALZARE GLI OBIETTIVI COMUNITARI DI DECARBONIZZAZIONE, LA COMMISSIONE UE RIVEDE IL REGOLAMENTO DELLA DIRETTIVA SUL GAS.
Nell'obiettivo di alzare gli obiettivi comunitari di decarbonizzazione (considerando la presentazione della legge sul clima 2020) l’esecutivo Van der Leyen propone la revisione del regolamento della direttiva europea sul gas, aprendo in sostanza la strada all'idrogeno verde.
L’aggiornamento legislativo che fa parte del processo di revisione prevede il taglio delle emissioni al 55% entro il 2030, ossia 15 punti percentuali in più rispetto le precedenti prescrizioni.
Dall'esecutivo: "Per organizzare la transizione dai combustibili fossili a quelli privi di carbonio e per raggiungere un’Europa climaticamente neutra entro il 2050 presenteremo il pacchetto “Fit for 55” per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 questo giugno. Ciò coprirà ambiti politici di ampio respiro: dalle energie rinnovabili, all’efficienza energetica, al rendimento energetico degli edifici, allo scambio di emissioni, alla condivisione degli sforzi, all’uso del suolo e alla tassazione dell’energia. Le revisioni in corso […] stanno affrontando, tra l’altro, questioni legati ad incentivi normativi per la produzione e il consumo di energia pulita. La futura legislazione sul mercato del gas dovrà essere coerente con le misure previste da entrambe le direttive, nonché con altre misure nell’ambito del pacchetto “Fit for 55″. Si baserà anche su elementi delineati in altre iniziative del Green Deal europeo come la strategia sull’idrogeno e la strategia di integrazione del sistema energetico".
fonte:rinnovabili
GLI EVENTI CLIMATICI ESTREMI CONDIZIONERANNO (IN NEGATIVO) LA SICUREZZA ALIMENTARE DELL’EUROPA.
Secondo uno pubblicato su Environmental Research Letters che analizza l’andamento della produzione agricola in 28 Paesi europei lungo un periodo che va da metà anni ’60 a oggi , l'impatto negativo sull’agricoltura dei fenomeni climatici estremi, come la siccità e le ondate di calore anomale dovute al cambiamento climatico, è triplicato nello spazio di mezzo secolo: i valori del periodo 1964-1990 sono notevolmente più bassi rispetto a quelli registrati per il 1990-2015.
Il danno maggiore, secondo lo studio, ricade soprattutto sulla coltivazione dei cereali, ma anche sulle colture non cerealicole come frutta, verdura: uve utilizzate per il vino hanno visto, per esempio, un aumento di cinque volte delle perdite di raccolto dovute alle ondate di calore e alla siccità negli ultimi cinque decenni.
Teresa Bras dell’Università di Lisbona, co-autrice della ricerca che usa i database Faostat e EM-DAT: "...Un esempio sono l’ondata di caldo e la siccità che hanno colpito l’Europa nel 2018, che hanno causato un calo della produzione di cereali dell’8%, rispetto alla media quinquennale precedente. Ciò ha portato a un aumento dei prezzi".
fonte: rinnovabili
IL MINISTRO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA ROBERTO CINGOLANI: "L’ACQUA È UN BENE UNIVERSALE, DI DIFFICILE ACCESSO PER PIÙ DI DUE MILIARDI DI PERSONE NEL PIANETA. È UN PROBLEMA GLOBALE".
In occasione della Giornata mondiale dell’Acqua il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha dichiarato: "La Transizione ecologica deve migliorare e proteggere le nostre risorse idriche...L’acqua è un bene universale, di difficile accesso per più di due miliardi di persone nel Pianeta. È un problema globale che deve investirci come decisori politici e come singoli cittadini. L’oro blu, come viene definito, deve diventare un bene accessibile a tutti, in particolare ai Paesi del sud del mondo che ne soffrono la scarsità... Con Pnrr (Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che l'Italia deve presentare alla Commissione europea nell'ambito del Next Generation EU) messa in sicurezza infrastrutture, bacini idrici e alvei naturali...”
fonte: lanuovaecologia.it
ECONOMIA CIRCOLARE: L’ITALIA È IL PAESE EUROPEO CON LA PIÙ ALTA PERCENTUALE DI RICICLO SULLA TOTALITÀ DEI RIFIUTI PARI AL 79%, CON UNA INCIDENZA PIÙ CHE DOPPIA RISPETTO ALLA MEDIA UE.
Dal dossier "L’economia circolare italiana per il Next Generation EU" della Fondazione Symbola e Comieco, l’Italia è il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti pari al 79%, con una incidenza più che doppia rispetto alla media UE e superiore a tutti gli altri Paesi europei (la Francia è al 56%, il Regno Unito al 50%, la Germania al 43%); inoltre è uno dei pochi paesi europei che dal 2010 al 2018 ha migliorato le sue prestazioni (+8,7%).
Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola: "Per il Manifesto di Assisi affrontare con coraggio la pandemia e la crisi climatica non è solo necessario, ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. Ha fatto dunque benissimo l’Unione Europea ad indirizzare le risorse del Next Generation EU e larga parte del bilancio comunitario 2021-2027, per mettere in sicurezza le comunità e rilanciare l’economia, su coesione-inclusione, transizione verde, digitale. Con l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050. È una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali. L’apporto di tutti i mondi economici e produttivi e soprattutto la partecipazione dei cittadini. L’Italia può dare un contributo importante a questa sfida in tanti settori in cui è già protagonista. A partire dall’economia circolare che ci vede, come raccontiamo in questo dossier, raggiungere risultati doppi rispetto alla media europea e molto superiori a quelli di tutti i grandi paesi. È possibile aumentare almeno di 7 milioni di tonnellate il risparmio annuo di CO2 entro il decennio".
fonte:lanuovaecologia.it
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LE GUERRE MONDIALI DEL FUTURO SARANNO ANCHE PER LA PESCA E LE RISORSE: LO RIVELA LO STUDIO ”EXPLORING THE FUTURE OF FISHERY CONFLICT THROUGH NARRATIVE SCENARIOS”, PUBBLICATO SU ONEEARTH.
Lo studio ”Exploring the future of fishery conflict through narrative scenarios”, pubblicato su OneEarth, ha analizzato i potenziali conflitti per la pesca che in futuro potrebbero scoppiare in tutto il mondo e che "aumenteranno drasticamente a causa di fattori come il cambiamento climatico, la pesca eccessiva e la distruzione dell’habitat".
Gli autori dello studio hanno ipotizzato 4 scenari (che si svolgono tra gli anni dal 2030 al 2060), raccogliendo condizioni e trend dalle prove raccolte e utilizzando tecniche di narrazione, anche di tipo emotivo, come l’uso di un personaggio immaginario influenzato da un futuro mutato;
i 4 scenari ipotizzati riguardano 4 regioni nelle quali la guerra per la pesca è una minaccia attuale o minacciata e i ricercatori dicono che "Possono essere utilizzati per supportare il processo decisionale rafforzando la capacità di una migliore governance anticipatoria di un futuro imprevedibile".
Le quattro regioni non sono ugualmente vulnerabili ai conflitti per la pesca; a riguardo gli autori:
"... Lo scenario dell’Africa occidentale mostrava il doppio di drivers e condizioni magnified rispetto allo scenario dell’Atlantico nord-orientale. Tuttavia, questo non implica che sia la sola Africa occidentale a richiedere un’attenzione immediata. Il cambiamento climatico e l’aumento della domanda di prodotti ittici sono alcune dei molti trend globali che possono causare guasti sistemici in tutto il nostro mondo sempre più iperconnesso. Un punto importante è che due degli scenari si traducono in situazioni in cui l’aumento del conflitto porta effettivamente a una risoluzione trasformativa del conflitto, uno scenario termina in un punto di intenso conflitto e lo scenario finale porta a un difficile stallo.
Pertanto, la maggiore probabilità di conflitti per la pesca in futuro non significa necessariamente esiti peggiori per le persone e il pianeta. La società globale non può raccogliere la sfida di prevenire le crisi regionali agendo esclusivamente su scala locale; la risposta richiesta deve essere coerente con la nostra conoscenza di sistemi complessi e globalmente interdipendenti".
fonte: greenreport
UTILIZZO DELL'IDROGENO VERDE NELL'INDUSTRIA: SOSTENIBILE SÌ, MA DA BRUXELLES REGOLE TROPPO SEVERE.
Una coalizione di industrie e operatori elettrici pronta alla transizione ecologica e quindi ad utilizzare per esempio l'idrogeno verde, in una lettera riportata da Euractiv e indirizzata al vice presidente della Commissione Frans, denuncia la severità della tassonomia verde dell' UE (documento che contiene le regole con cui Bruxelles decide cosa considera un investimento sostenibile e cosa no), per cui le restrizioni sono sproporzionate e tagliano fuori qualsiasi processo che non produca H2 rinnovabile.
Si legge nella lettera: "L’idrogeno prodotto dall’elettrolisi alimentata dalla rete elettrica francese o dei paesi nordici ha un’impronta di carbonio inferiore a 3 kg di CO2e / kg H2". Ma i firmatari temono che "il criterio attualmente proposto di 2,256 kg di CO2e / kg H2 impedisca in gran parte il dibattito normativo che dovrebbe svolgere rispetto al framework UE sull’idrogeno e metta a repentaglio l’ambizione di leadership dell’UE".
Un esempio che dimostra come la scelta di una soglia così bassa sia controproducente, è l’idrogeno prodotto a partire dal fotovoltaico: in questo caso "l’impronta di carbonio si aggira fra i 3 e i 3,2 kg di CO2e/kg H2."
Anche nel caso del gas, la soglia fissata dall’UE è piuttosto bassa ed escluderebbe la maggior parte delle infrastrutture e degli impianti. Sul nucleare, invece, Bruxelles ha delegato al Joint Research Center, il centro di ricerca in-house del’UE, di "valutare se dare via libera al nucleare è compatibile con il principio di precauzione che innerva i trattati comunitari."
fonte:rinnovabili
IL MINISTRO DELLA TRANSIZIONE CINGOLANI, HA PRESENTATO ALLA CAMERA E AL SENATO, LE LINEE PROGRAMMATICHE DEL DICASTERO.
In occasione della presentazione al Parlamento delle linee programmatiche del dicastero, il ministro Cingolani rivela la necessità di sostenere la transizione ecologica con una contemporanea e semplificata transizione burocratica.
Dichiara: "...La transizione sta avvenendo troppo lentamente, anche nelle aree di maggior focus, ed in primo luogo a causa delle enormi difficoltà burocratiche ed autorizzative, che riguardano in generale i settori infrastrutturali in Italia, ma che in questo contesto hanno frenato il pieno sviluppo di impianti rinnovabili o di trattamento dei rifiuti...".
La gestione dei rifiuti e dell’economia circolare migliorerà, secondo il ministro, "ammodernando o sviluppando nuovi impianti di trattamento rifiuti, in particolare colmando il gap tra regioni del Nord e quelle del Centro-Sud (oggi circa 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti vengono processate fuori dalle regioni di origine)".
- Per il settore rinnovabili, Cingolani annuncia che il Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) è "attualmente in fase di aggiornamento (e rafforzamento) per riflettere il nuovo livello di ambizione definito in ambito europeo, che occorre definire il decreto relativo agli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (cd. Fer 2) ed estendere la durata temporale del cosiddetto Fer 1, al fine di consentire nuove procedure di asta o registro anche dopo settembre 2021..."
Si procederà inoltre al "recepimento della direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (Red II) e alla individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a energia rinnovabili". Sulle rinnovabili il target è quello fissato dalla Ue, il 72% al 2030; secondo il ministro: "Un’impresa epica... occorre potenziare la ricerca e la produzione in Italia di tecnologie per la decarbonizzazione, per non dover dipendere dall’estero in questo settore strategico".
fonte: greenreport
LA FAO CONFERMA: LE CALAMITÀ NATURALI COLPISCONO PESANTEMENTE I SISTEMI AGROALIMENTARI, CAUSANDO DANNI ECONOMICI E METTENDO A RISCHIO LA NUTRIZIONE MONDIALE.
Nell'ultimo rapporto pubblicato dalla Fao “The Impact of Disasters and Crises on Agriculture and Food Security”, si dichiara: "E’ l’agricoltura il settore su cui si riversa la maggior parte delle perdite economiche e dei danni causati dalle calamità, che sono aumentate per frequenza, intensità e complessità".
Lo studio analizza 457 disastri in 109 Paesi in tutte le regioni e le categorie di reddito, compresi, per la prima volta, i Paesi a reddito alto e medio-alto; nei Paesi a reddito medio-basso ben 389 eventi calamitosi hanno compromesso la produzione agricola.
Nel rapporto si legge inoltre: "In nessun altro momento della storia i sistemi agroalimentari si sono dovuti misurare con una tale serie di minacce nuove e inattese, tra cui incendi di proporzioni enormi, eventi meteorologici estremi, sciami insolitamente grandi di locuste del deserto e rischi biologici emergenti quali la pandemia Covid-19. Si tratta di emergenze che non solo mietono vittime, ma che distruggono anche i mezzi di sussistenza agricoli e hanno ripercussioni economiche negative a livello di singole famiglie, comunità, nonché sul piano nazionale e regionale, con strascichi che si faranno sentire per generazioni... Considerando il dato aggregato del settore agricolo, industriale, commerciale e turistico, l’agricoltura assorbe da sola la sproporzionata quota del 63% delle conseguenze dei disastri naturali, mentre sono in particolare i Paesi meno sviluppati e i Paesi a reddito medio-basso a sostenere l’urto maggiore di tali eventi calamitosi".
Tra il 2008 e il 2018, le calamità naturali sono costate ai Paesi in via di sviluppo (la regione più duramente colpita è stata l’Asia, seguita dall’Africa, dall’America Latina e Caraibi) oltre 108 miliardi di dollari: "I danni possono essere particolarmente deleteri per la sopravvivenza dei piccoli produttori e degli agricoltori, pastori e pescatori di sussistenza".
Per garantire all’agricoltura un futuro sostenibile, bisogna (sempre nel rapporto)".
Investire in resilienza e nella riduzione dei rischi di disastri, soprattutto attraverso la raccolta e l’analisi di dati in modo da agire disponendo di informazioni concrete. Per contrastare i disastri è essenziale approntare risposte olistiche e assicurare una collaborazione transettoriale. Per poter prevedere e prevenire il rischio di calamità e prepararsi ad affrontare e a reagire a tali evenienze in ambito agricolo i paesi devono adottare un metodo sistemico di gestione del rischio che abbracci più settori e tenga conto di molteplici tipologie di pericolo. Le strategie adottate devono calcolare non soltanto i rischi naturali ma anche le minacce antropiche e biologiche quali la pandemia Covid-19, e devono essere fondate su una comprensione della natura sistemica dei rischi e dei loro rapporti di reciproca dipendenza".
fonte: greenreport
21 MARZO: GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE FORESTE.
Istituita nel 2012 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Giornata internazionale delle Foreste, considerato il momento attuale, diventa indispensabile per soffermarsi a riflettere e ad agire per il ripristino delle aree forestali degradate. Da 20 anni si occupa di gestione forestale responsabile FSC Italia, che sottolinea come, mentre in alcune aree del Pianeta vi è la piaga della deforestazione per far posto a pascoli, in altre, come l'Europa, il problema è la fragilità dei boschi.
FSC Italia suggerisce le 5 azioni da mettere subito in atto per valorizzare, preservare e migliorare la qualità biologica ed ambientale delle aree forestali degradate: preservare le foreste esistenti, utilizzare la tecnologia grazie ai big data (FSC infatti ha recentemente lanciato una piattaforma digitale in cui informazioni geospaziali vengono incrociate con dati satellitari aggiornati delle aree forestali certificate), aiutare le comunità locali a utilizzare in modo giusto il territorio (le foreste gestite dalle comunità locali subiscono infatti minori tassi di deforestazione e immettono minori quantità di anidride carbonica nell’atmosfera), piantare nuovi alberi (coinvolgere sempre di più enti pubblici e privati nel rimboschimento, utilizzato spesso anche come strumento di compensazione delle emissioni di anidride carbonica), ed infine scegliere prodotti sostenibili come legno, carta e tessuti certificati.
fonte: alternativasostenibile
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TRANSIZIONE ECOLOGICA: COS'È E COSA SARÀ PER L'ITALIA.
Oggi in Italia nasce il Ministero della Transizione ecologica, Ministero già istituito in Francia e Spagna; per transizione ecologica si intende "la necessità di transitare da sistemi di produzione e consumo preesistenti a sistemi in grado di far crescere il capitale economico, senza distruggere il capitale naturale, sociale e umano".
Quindi è ormai inevitabile rendere il modello del sistema produttivo più sostenibile, che renda cioè meno dannosa all'ambiente la produzione di energia, la produzione industriale e, in generale, lo stile di vita delle persone.
In questo senso ci aspettiamo che i fondi che arriveranno all’Italia attraverso il Recovery Fund saranno fondamentali per raggiungere tali obiettivi; tra i prioritari sicuramente la realizzazione di un’agricoltura sostenibile e la sostenibilità del territorio. E' fondamentale mitigare l’impatto ambientale delle attività agricole per mantenere e rafforzare i servizi eco sistemici, sopratutto nelle aree ad alto valore naturale.
fonte: lifegreenchange.eu
BIODIVERSITÀ DELLA FLORA EUROPEA: DALL' UNIVERSITÀ DI ROMA TRE UNO STUDIO PER IL “RECUPERO” DI 17 SPECIE RITENUTE ESTINTE.
Uno studio (sintetizzato nell'articolo Seventeen “extinct” plant species back to conservation attention in Europe" e pubblicato nella rivista internazionale “Nature Plants”) dell’Università di Roma Tre, con un gruppo di ricerca internazionale su 36 specie di piante endemiche europee classificate come estinte, ha scoperto che ancora ne sopravvivono 17; alcuni esemplari sono stati ritrovati in orti botanici e in banche del germoplasma europei, altri sono stati riclassificati come specie diverse sulla base di nuovi dati. Dallo studio è emersa fondamentale in Europa la presenza di orti botanici e banche del germoplasma, che permettono di evitare la perdita definitiva di biodiversità, anche quando il contesto ambientale non è più favorevole. Inoltre fondamentale nella ricerca è stata la classificazione delle specie per studiarne la variabilità; nello studio floristico, per esempio, il materiale viene conservato negli erbari e contribuisce alla costituzione degli “inventari floristici”, strumenti indispensabili per conoscere la distribuzione delle piante e la tutela della biodiversità vegetale.
Il recupero di biodiverità emerso dallo studio dell’Università di Roma Tre, contribuisce validamente a raggiungere i target stabiliti dalla Convenzione per la Diversità Biologica (CBD) e dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
fonte:rinnovabili
UN ANNO DI PANDEMIA: DAL WWF CONSIDERAZIONI REALISTICHE, MA ANCHE UN PÒ DI OTTIMISMO...
Wwf: "E’ passato un anno dall’annuncio che ha cambiato le nostre vite, quello con cui il governo decise di bloccare la vita del Paese per salvaguardare la salute dei cittadini e provare ad arginare una pandemia (due giorni dopo l’OMS l’avrebbe certificata come tale) che ancora non siamo riusciti a cacciare via dal nostro presente. Per quanto la situazione continui ad essere gravissima, con la penisola che è tornata a colorarsi di rosso e restrizioni che si annunciano via via crescenti, la situazione oggi è molto diversa da quella di un anno fa: finalmente ci sono i vaccini, che rappresentano una robusta iniezione di fiducia per superare una emergenza che sembra non aver fine".
Nel rapporto Unep ”Preventing the next pandemic”, il WWF spiega anche la relazione tra ambiente, biodiversità, società umana e malattie zoonotiche, che appare molto complessa: "Mentre gli animali selvatici possono essere un naturale serbatoio di malattie, anche gli animali domestici possono essere dei pericolosi amplificatori di patogeni generatesi in natura...La cosa importante da considerare è tuttavia che la gran parte delle malattie infettive, che originino da animali selvatici o da animali domestici, da piante o da altre persone, sono favorite da attività umane – come l’agricoltura intensiva, l’uso insostenibile o illegale della fauna selvatica, la distruzione e la trasformazione di ecosistemi naturali – producendo effetti spesso imprevedibili".
Secondo il Wwf "Oggi, le zoonosi rappresentano il 60% delle malattie infettive conosciute e il 75% delle malattie infettive emergenti. Il numero di zoonosi trasmesse da animale a uomo è quasi triplicato negli ultimi 40 anni, complice l’azione dell’essere umano sull’ambiente. La pandemia provocata dal COVID-19 ha permesso di capire quanto i sistemi naturali siano indispensabili per proteggere la nostra salute e per ridurre la diffusione di pericolose malattie...più distruggiamo la natura, più rischiamo di scatenare malattie infettive ricorrenti ed emergenti... Quando abbattiamo foreste, prosciughiamo habitat di acqua dolce, cancelliamo ecosistemi naturali, spingiamo gli animali in aree sempre più frammentate, li cacciamo, traffichiamo, sottoponiamo a stress, alteriamo gli equilibri naturali favorendo il salto di specie dei virus e la trasmissione di altri patogeni".
fonte: greenreport