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NEWS DI OTTOBRE 2019

 

NEWS DALL'UE SULL'AMBIENTE

A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa

 

L'ASSEMBLEA DELLA CAMERA APPROVA IL PROVVEDIMENTO “DISPOSIZIONI PER IL RECUPERO DEI RIFIUTI IN MARE E NELLE ACQUE INTERNE E PER LA PROMOZIONE DELL’ECONOMIA CIRCOLARE”.

“Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare”: questo è il ddl Salvamare approvato con 242 voti favorevoli dall'Assemblea della Camera;  l'obiettivo è risanare l’ecosistema marino e promuovere l’economia circolare, chiamando la collettività ad avere comportamentali virtuosi.

Da ora in poi le imbarcazioni dovranno consegnare ai porti i rifiuti accidentalmente pescati in mare o lungo i fiumi, assimilandoli per legge ai rifiuti prodotti dalle navi. Allo stesso modo i rifiuti volontariamente raccolti attraverso campagne di pulizia, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune con la nuova legge saranno equiparabili ai semplici rifiuti urbani. Ovviamente tutto ciò avrà un costo, cioè una nuova voce nella TARI.

Il ddl prevede anche il recupero delle biomasse vegetali; inoltre per la prima volta si potrà raccogliere anche tutto il materiale derivante da piante o alghe per riutilizzarlo anche a scopi energetici.

Il Ministero  dell’Istruzione dovrà sensibilizzare la società attraverso  “la realizzazione di attività volte a rendere gli alunni consapevoli dell’importanza della conservazione dell’ambiente e, in particolare, del mare e delle acque interne, nonché delle corrette modalità di conferimento dei rifiuti. Nelle scuole è inoltre promossa la pratica del riuso dei beni”.

Qualche perplessità da parte del WWF, secondo cui non sarebbe ancora chiara l'equiparazione dei rifiuti accidentalmente pescati con i rifiuti urbani, "consentendo di semplificare il loro conferimento a terra, ed evitando così complicazioni procedurali."

fonte: rinnovabili

 

EOLICO OFFSHORE: IL FUTURO DELL' "ENERGIA SOSTENIBILE" EUROPEA.

Ultimamente l'International Energy Agency (IEA) ha pubblicato il rapporto sull' eolico offshore, dal quale emerge che “il settore attualmente fornisce solo lo 0,3% della produzione globale di energia, ma il suo potenziale è enorme”.

La capacità eolica offshore nell’Unione europea ammonta a quasi 20 gigawatt e dovrebbe salire a circa 130 gigawatt entro il 2040, diventando così la principale fonte di elettricità dell’intero continente.

Si parla di un’industria da mille miliardi di euro, di una graduale riduzione dei costi, di nuove politiche governative in materia di energia rinnovabile e di evidenti  progressi tecnologici come nuove turbine più grandi a fondamenta galleggianti.

Secondo il report, per quanto riguarda il resto del mondo, nel prossimo futuro saranno leader nel settore anche Cina e Stati Uniti: in Cina i parchi eolici offshore possono essere costruiti vicino ai principali centri abitati sparsi nell’est e nel sud del Paese e la capacità eolica offshore della Cina è destinata ad aumentare dai 4 gigawatt oggi a 170 gigawatt entro il 2040.

Il direttore esecutivo dell’AIE Fatih Birol: "L’eolico offshore ha tutto il potenziale per fungere da terza rivoluzione in termini di una forte riduzione dei costi”. La promessa è sottolineata dallo sviluppo di turbine galleggianti che potrebbero essere dispiegate più lontano dalla costa e che potrebbero, almeno in teoria,  consentire di soddisfare l’intera domanda di elettricità di numerosi mercati chiave, tra cui l’Europa, gli Stati Uniti e il Giappone. “L’eolico offshore attualmente fornisce solo lo 0,3% della produzione globale di elettricità, ma il suo potenziale è enorme – ha aggiunto Birol – Sempre più di quel potenziale è a portata di mano, ma resta ancora molto lavoro da fare da parte dei governi e dell’industria affinché diventi un pilastro delle transizioni verso l’energia pulita".

fonte: rinnovabili

 

L'INDUSTRIA EUROPEA DEL CARBONE È IN CRISI SECONDO IL THINK TANK FINANZIARIO "CARBON TRACKER".

Nel suo ultimo report il think tank finanziario "Carbon Tracker" fa una stima delle perdite economiche delle imprese che gestiscono gli impianti a carbone e lignite dell'Unione europea: si parla di 6,6 miliardi nel 2019, anche se i giganti del settore contestano i dati, perché non terrebbero conto, per esempio, dei contratti a lunga scadenza.

Secondo il report, continuando a sostenere il carbone a lungo termine, i governi dovranno affrontare "problemi irrisolvibili", "perché dovranno scegliere se "trasferire i costi ai servizi pubblici e distruggere il valore per gli azionisti; trasferire i costi ai consumatori e aumentare i costi; o finanziarli attraverso debiti o tasse".

La crisi sta coinvolgendo in particolare la Germania, la Spagna e la Repubblica Ceca, che "non hanno ancora fissato una data di eliminazione graduale delle centrali a carbone, subiscono perdite rispettivamente di 992 milioni di euro e 899 milioni di euro - si legge nel rapporto - Nel Regno Unito, che ha fissato una scadenza per il 2025, le rimanenti centrali a carbone perderanno 732 milioni di euro".

La Germania, tuttavia, sta già producendo fonti alternative valide di energia, mentre in Polonia (che già ha chiesto all'Ue un fondo sostanzioso per la transizione energetica) il carbone rappresenta l'80% della generazione totale di energia, nella Repubblica ceca  il 43%  e in Bulgaria il 39% .

fonte: europa.today

 

EMISSIONI IN BELGIO: BRUXELLES APPROVA UN PIANO PER LA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI, CHE PREVEDE L'ABBANDONO DI VEICOLI A GASOLIO DAL 2030 E DI QUELLI A BENZINA E GPL DAL 2035.

Attualmente il Belgio vuole ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 40% nel 2030 rispetto al 2005 e di mettere la città sulla strada per raggiungere le emissioni zero entro il 2050; per attuarlo non produrrà più le auto diesel, che saranno vietate dal 2030 e quelle a benzina e GPL nel 2035. Sarà stabilita una "zona a emissioni zero" da cui saranno più rapidamente esclusi diesel, benzina, due ruote e forse anche camion pesanti; anche la tassa automobilistica sarà rivista in base al tipo di carburante, al peso e alla potenza effettiva del veicolo.

fonte: europa.today

 

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NEWS DALL'UE

A cura di Caterina Aloi, Redazione Foroeuropa

 

FIRENZE, VENEZIA E BOLOGNA CITTA’ AL TOP IN UE PER CULTURA

I dati emersi dalla seconda edizione del “Cultural and Creative Cities Monitor” indicatore della Commissione Ue che misura la performance delle città in termini di creatività, cultura e impatto su crescita, occupazione e sviluppo sociale pongono Firenze e Venezia sul podio della classifica Ue dei grandi centri urbani più creativi e culturali, rispettivamente al primo e terzo posto, al secondo si colloca Karlsruhe (Germania). Se si guarda agli stimoli culturali e ai luoghi dedicati alla cultura l'Italia monopolizza il podio con Firenze salda al primo posto, seguita da Venezia e Bologna al terzo. Tra le grandi metropoli, Milano, è quarta, preceduta da Parigi, Praga e Vienna a cui segue Berlino. Milano, inoltre, è seconda per l'occupazione nei settori creativi e quarta per innovazione. Trieste e Matera sono entrambe quinte nell'indice di vivacità culturale tra le città molto grandi e le medio-piccole. Assente, invece, da tutte le classifiche Roma.

Secondo l'analisi di Bruxelles, la città “ideale” europea dovrebbe avere l'attrattività e la vita culturale di Parigi (Francia), le infrastrutture culturali di Copenaghen (Danimarca), l'innovazione di Monaco (Germania), l'occupazione nei settori creativi di Budapest (Ungheria), il capitale umano di Leuven (Belgio), l'apertura e la tolleranza di Londra (Regno Unito), le connessioni nazionali e internazionali di Lleida (Spagna) e la governance di Goteborg (Svezia).

 

CORTE DI STRASBURGO RESPINGE IL RICORSO DELL’ITALIA SU LEGGE ERGASTOLO OSTATIVO

L'Italia deve riformare la legge sull'ergastolo ostativo, che impedisce al condannato di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia. Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo, rifiutando la richiesta di un nuovo giudizio avanzata dal governo italiano dopo la sentenza di condanna emessa lo scorso 13 giugno, poiché ritiene che la legge sull'ergastolo ostativo viola il diritto a non essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti. 

Il caso su cui la Corte si è pronunciata è quello di Marcello Viola, in carcere dall'inizio degli anni '90 per associazione mafiosa, omicidio, rapimento e detenzione d'armi. L'uomo si è finora rifiutato di collaborare con la giustizia e gli sono stati quindi negati due permessi premio e la libertà condizionale. Nella sentenza la Corte spiega che lo Stato non può imporre il carcere a vita ai condannati solo sulla base della loro decisione di non collaborare con la giustizia.

I giudici di Strasburgo ritengono che la non collaborazione non implica necessariamente che il condannato non si sia pentito dei suoi atti, che sia ancora in contatto con le organizzazioni criminali e che costituisca quindi un pericolo per la società. La non collaborazione con la giustizia può dipendere da altri fattori, come per esempio la paura di mettere in pericolo la propria vita o quella dei propri cari. Quindi, al contrario di quanto affermato dal governo, la decisione se collaborare o meno, non è totalmente libera.

Inoltre, la Corte ritiene che la collaborazione con la giustizia non comporti sempre un pentimento e la fine dei contatti con le organizzazioni criminali. L'Italia deve, quindi, riformare la legge sull'ergastolo ostativo in modo che la collaborazione con la giustizia del condannato non sia l'unico elemento che gli impedisca di non avere sconti di pena. 

 

UE A ITALIA, SENZA INVESTIMENTI AL SUD, TAGLI AI FONDI STRUTTURALI

La Commissione europea ha inviato una lettera al governo italiano indicando le cifre più che preoccupanti sugli investimenti al Sud, che sono in calo e non rispettano i livelli previsti per non violare la regola Ue dell'addizionalità.

L’accordo di partenariato tra Italia e Bruxelles prevedeva, per il periodo 2014-2016, un investimento al Sud di risorse pubbliche pari allo 0,47% del Pil del Mezzogiorno, obiettivo non raggiunto come indicano i dati che parlano dello 0,40%. La differenza, rileva la nota, sembra minima ma lo 0,07% equivale a circa il 20% in meno di risorse pubbliche spese sul territorio, con una tendenza che non fa ben sperare. Nel trienno 2014-2017 il tasso d’investimenti è sceso allo 0,38%, mentre l’Italia aveva garantito un livello di spesa pubblica al Sud pari allo 0,43% del Pil del Mezzogiorno per il 2014-2020. Da qui la richiesta della Commissione sulle prossime misure da intraprendere per invertire la tendenza e garantire un adeguato livello d’investimenti al Sud. In caso contrario, potrebbe partire una “rettifica finanziaria”, cioè un taglio dei fondi strutturali. Per evitare di incorrere in sanzioni occorre, non solo recuperare il pregresso, ma innalzare il tasso d'investimenti da qui alla fine del periodo di programmazione come ha evidenziato il direttore generale per la Politica regionale della Commissione Ue, Marc Lemaitre.

 

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NEWS SULL'AMBIENTE DALL'UE

A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa

 

Le vie navigabili sono il nuovo obiettivo dell' Ue, ma le infrastrutture non sono ancora all'altezza.

Il nuovo obiettivo Ue nel campo dei trasporti sostenibili è quello di ottenere che almeno il 30% del trasporto merci del blocco avvenga con metodi più puliti, sfruttando meglio i suoi 37 mila chilometri di vie navigabili interne; attualmente, tuttavia, la maggior parte delle infrastrutture fluviali europee risale agli anni '50 e '60, i ponti sono troppo bassi e i corsi d'acqua sono troppo stretti e maltenuti, tanto che spesso si causano ingorghi che bloccano il traffico.

Erik Schultz, presidente della commissione per le infrastrutture dell'Organizzazione europea degli skipper (ESO), ha dichiarato: “Stiamo assistendo a uno spostamento modale inverso, a causa del fatto che non siamo affidabili”; a proposito dell'attuale stato delle infrastrutture e dei percorsi navigabili in Europa, già nel 2015 la Corte dei conti comunitaria si era espressa contro l'esistenza di troppi “colli di bottiglia” che includono “ponti che non sono abbastanza alti, chiuse inefficienti e specchi d'acqua che non sono abbastanza ampi per i volumi di traffico”.  

Attualmente esiste il fondo da 24 miliardi Connected Europe Facility, il cui 7% oggi Bruxelles intende investire per migliorare i corridoi di trasporto del TEN-T; in verità i Paesi membri affermano che servirebbero 13 miliardi di euro "solo per eliminare le strozzature entro il 2030."

fonte: europa.today  

 

I nuovi elettrodomestici Ue saranno prodotti secondo misure ecocompatibili.

Sono arrivate dalla Commissione Ue nuove misure di progettazione ecocompatibile per i nuovi elettrodomestici, che seguiranno il principio "prima l'efficienza energetica"; l'obiettivo è contemporaneamente quello di ridurre le emissioni di carbonio in Europa e rendere più economiche le bollette energetiche.

Le novità riguardano non solo il consumo di energia, ma anche la manutenzione, il riutilizzo, l'aggiornamento, la riciclabilità e la gestione dei rifiuti degli apparecchi.

Le nuove misure stabiliscono (in particolare per lavatrici e lavastoviglie) anche un uso massimo di acqua per ciclo che dovrebbero portare entro il 2030 a risparmi di 711 milioni di metri cubi di acqua all'anno per le prime e 16 milioni per le seconde.

fonte: europa.today 

 

Dazi Usa: gli esperti degli Stati membri stanno lavorando per limitare i danni.

Dal 18 ottobre dovrebbero entrare in vigore i dazi Usa, che avranno un sicuro impatto sulla produzione agricola dell'Ue; in questo senso gli esperti degli Stati membri cercheranno di limitare i danni e ridurre la maggiorazione tariffaria del 25% che potrebbe colpire diversi prodotti agroalimentari europei, dai formaggi italiani ai vini francesi all'olio di oliva spagnolo.

La nostra ministra delle Politiche agricole italiane, Teresa Bellanova, ha chiesto un "Fondo azzeradazi"; il ministro dell'Agricoltura della Spagna, Luis Planas, chiede "meccanismi di appoggio alle produzioni colpite"; il ministro agricolo francese Didier Guillaume dichiara: "L'auspicio è che vengano prese tutte le misure necessarie affinché tutte le imprese colpite dai dazi Usa possano mantenere invariata la loro quota di mercato".

Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano : "Finalmente è chiaro per quale motivo nell'elenco dei prodotti soggetti a dazio aggiuntivo del 25% ci siano solo determinate indicazioni geografiche italiane, come il Parmigiano Reggiano... I dazi non sono altro che una ripicca perché l'Europa tutela le Dop registrate: i formaggi americani (come il Parmesan, ma anche l'Asiago o il Gorgonzola, la Fontina made in Usa) non possono pertanto entrare all’interno dell'Unione europea".

A tal proposito, sempre la ministra Bellanova: "La Commissione europea deve stigmatizzare un attacco di questo genere al sistema delle nostre indicazioni geografiche. I produttori americani vogliono ribaltare la realtà, vogliono far passare per nomi comuni le nostre denominazioni per poi venderle anche in Europa. Se il loro progetto è vendere il Parmesan o la finta mozzarella in Europa, dobbiamo dire chiaro che non succederà mai! "

fonte: agronotizie

 

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Carburante marino: grazie all'Energy Taxation Directive è esente dalle tasse Ue.

I carburanti impiegati nel trasporto marittimo emettono grandi quantità di zolfo e di gas serra, quindi sono altamente inquinanti; nonostante ciò uno studio di Transport&Environment mette in evidenza come l’Energy Taxation Directive (articolo 14 della direttiva UE) vieti esplicitamente la tassazione su questi combustibili: si parla di  24 miliardi di euro l'anno non tassati.

Il principale beneficiario sono i Paesi Bassi, con poco più di 6 miliardi di euro di tasse perse a fronte di circa 12 milioni di tonnellate di vendite di carburanti marittimi, seguito dal Belgio con 4,5 miliardi di euro.

Secondo lo studio, in Europa vengono prodotte dal settore marittimo 140 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 all’anno e ciò, anche a causa della mancanza di misure obbligatorie di riduzione e dell’inefficienza dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO), secondo T&E potrebbe rappresentare un reale problema per il mandato 2019-2024 della Commissione Europea.

Secondo T&E, l'unico modo per fronteggiare il problema sarebbe rimuovere l’esenzione dall’articolo 14 dall’ETD, con l’unanimità tra tutti gli Stati membri, che in ogni caso singolarmente deciderebbero se tassare o meno il carburante per uso marittimo.

fonte: rinnovabili

 

"Paving the way for a circular economy: insights on status and potentials" è il nuovo rapporto dell’Agenzia Ambientale Europea (AEA) sull'economia circolare: solo il 10% dei materiali impiegati viene recuperato e riutilizzato.

Sembra ancora difficoltoso per l'Europa assimilare totalmente il modello dell'economia circolare; infatti secondo l'Agenzia Ambientale Europea solo il 10% dei materiali viene riutilizzato.

Secondo il report, mentre i volumi di rifiuti sono aumentati del 3% tra il 2010 e il 2016, facendo contemporaneamente crescere il riciclo del 50-54% e l’incenerimento con recupero di energia del 12-18%,  tuttavia  le discariche sono diminuite dal 29% al 24% nello stesso periodo, con grandi differenze tra i singoli Paesi.

In realtà dal 2008 esiste una direttiva quadro sui rifiuti e l'Agenzia ritiene che gli Stati Membri potrebbero "migliorare ulteriormente l’economia circolare europea in termini di efficienza delle risorse e dell’energia spesa, riducendo l’uso di materiali vergini, emissioni di gas serra e inquinamento", proprio applicando meglio tale direttiva Ue.

fonte: rinnovabili

 

Aggiornamento DEF: in arrivo un disegno di legge sul Green New Deal nazionale.

-Il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri: “Il Green New Deal è uno degli assi della manovra e siamo contenti di aumentare le risorse per gli investimenti.---Nelle emissioni di debito ci saranno anche dei titoli dedicati a finanziare e sostenere investimenti nel campo della sostenibilità ambientale”.

-Il premier Giuseppe Conte: “Abbiamo progettato con questa manovra e tutti i provvedimenti normativi allegati […] la modernizzazione del paese, la digitalizzazione delle sue infrastrutture, la svolta verde, il cosiddetto Green New Deal, ri-orientando tutto il sistema produttivo verso la transizione energetica e l’economia circolare”, ha dichiarato ai giornalisti il Presidente del Consiglio. “Vogliamo proteggere da subito il nostro ambiente, non l’anno prossimo, non fra due anni”.

Le nuove risorse verdi, che si affiancheranno e daranno continuità ai fondi costituiti con le ultime tre manovre, saranno assegnate “per attivare progetti di rigenerazione urbana, di riconversione energetica e di incentivo all’utilizzo di fonti rinnovabili”.

fonte: rinnovabili

 

Inquinamento da plastica: secondo  Greenpeace le proposte al problema da parte delle multinazionali sono false soluzioni.

Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace: "Nonostante le crescenti prove scientifiche sui danni irreversibili che l’inquinamento da plastica può causare, la produzione aumenterà drasticamente nei prossimi anni...Le multinazionali continuano a promuovere come sostenibili alternative che in realtà non lo sono e che rischiano di generare ulteriori impatti su risorse naturali già eccessivamente sfruttate, come le foreste e i terreni agricoli. Per risolvere il problema dell’inquinamento da plastica, le grandi aziende devono ridurre drasticamente la produzione di usa e getta, investendo in sistemi di consegna dei prodotti basati sul riuso e sulla ricarica e che non prevedano il ricorso a packaging monouso".

Secondo Greenpeace, attualmente le grandi aziende utilizzano moderne tecnologie di riciclo basate sul trattamento chimico dei rifiuti in plastica, i cui reali impatti ambientali ancora sono sconosciuti  e applicano anche il riciclo tradizionale, soluzione che ad oggi ancora non risulta definitiva.

Greenpeace ha lanciato una petizione, sottoscritta da più di quattro milioni di persone in tutto il mondo, con cui chiede ai grandi marchi come Nestlé, Unilever, Coca-Cola, PepsiCo, Ferrero e San Benedetto e Danone di ridurre la produzione e di investire  in sistemi di consegna alternativi, attraverso un reale cambiamento del packaging.

fonte: alternativasostenibile

 

Rapporto Coldiretti “Sos Clima per l’agricoltura italiana”: scomparsa 1 pianta su 4 nelle campagne.

Dall'ultimo rapporto Coldiretti “Sos Clima per l’agricoltura italiana” è emerso che negli ultimi venti anni è sparita quasi una pianta da frutto su quattro, fra mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti, con un gravissimo danno produttivo ed ambientale; infatti, spiega Coldiretti, un ettaro di frutteto in produzione è in grado di catturare 20mila kg di anidride carbonica (CO2) all’anno, bloccando anche le pericolose polveri sottili PM10 e abbassando la temperatura dell’ambiente circostante durante le estati più calde e afose.

Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, entro la fine del secolo, le emissioni dannose  potrebbero causare un calo del 20% della produzione di grano, del 40% di quella della soia e del 50% di quella del mais.

Inoltre, secondo uno report dell'Agenzia Ue per l'ambiente (Eea), i cambiamenti climatici potrebbero avere un impatto negativo anche sullo stesso valore dei terreni che" potrebbero subire una perdita tra il 34 e il 60% nei prossimi decenni rispetto alle quotazioni attuali proprio a causa dell’innalzamento delle temperature, che minaccia anche i redditi agricoli e rischia di far aumentare la domanda di acqua per l'irrigazione dal 4 al 18%."

Il presidente della Coldiretti Ettore Prandin: "Mettere più frutta italiana nelle bibite per far tornare conveniente piantare alberi nel nostro Paese sarebbe la vera svolta green che aiuta l’ambiente, la salute e l’economia e l’occupazione Made in Italy” ...si continua a tollerare la presenza nelle bevande analcoliche di appena il 12% di frutta senza neanche l’obbligo di indicarne la provenienza, con un inganno per i consumatori ed un danno per i produttori. Occorre dire basta alle aranciate senza arance ed impegnarsi concretamente nell’educazione alimentare a partire dalle scuole anche con l’aiuto dei nuovi distributori automatici di snack dove acquistare frutta fresca, disidratata o spremute al 100% italiane".

fonte: alternativasostenibile