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MESSAGGIO DI AUGURI E DI  SPERANZA PER I LETTORI E GLI AMICI DI FOROEUROPA

 

Cari lettori e amici di Foroeuropa,

l’inizio del 2016 si colloca in uno scenario di insicurezza e di incertezza per l’Unione, ma noi di Foroeuropa continuiamo a credere fermamente nei valori, su cui si basa l’unità dell’Europa ormai da quasi sessanta anni, e nella sua capacità di riprendere il cammino nella direzione giusta.                                                                                      

Ci crediamo e perciò continueremo ad affidarci alla nostra Rivista, che è già al suo quindicesimo compleanno, per diffondere messaggi di pace, di impegno civico e morale, di razionalità giuridica e istituzionale, ma anche di sano realismo.

E innegabile che problemi come l’immigrazione, il terrorismo, le crisi economiche finanziarie ricorrenti e, da ultimo, la crisi bancaria, abbiano dato forti scossoni al principio di solidarietà e alla credibilità delle istituzioni europee, facendo riaffiorare nazionalismi, reciproci rancori tra gli Stati membri e, all’interno di taluni di essi, la tentazione di difendersi da soli e di sottrarsi alle tendenze egemoniche o addirittura predatorie, che si crede di riscontrare negli atteggiamenti dei più potenti degli altri Stati membri.

Né si può rimanere indifferenti di fronte ad accadimenti quali: la sospensione delle garanzie di Shengen da parte di qualche Stato membro, il “do ut des” frapposto dagli Stati immuni dall’immigrazione di primo impatto a quelli che non lo sono, l’”aparthied” imposta di recente alle banche in dissesto dalla Direttiva sul salvataggio bancario attraverso il “bail in” (cioè veditela da sola con i tuoi malcapitati obbligazionisti e correntisti), dopo averne salvate tantissime altre a spese dell’Unione e dei bilanci nazionali. Per maggiori approfondimenti su questo delicatissimo punto, rimandiamo all’Editoriale del Direttore in questo stesso numero..

Noi, però, non crediamo che questi accadimenti siano il principio della fine, quanto, piuttosto, errori di percorso commessi nella concitazione del momento storico e – stando a quanto si twitta in giro – non del tutto all’insaputa delle più potenti lobby, economiche e non.

A queste ultime – stando sempre ai “si dice”, proprio non va giù questa realtà di un’Europa di popoli, che  hanno smesso di farsi e di fare la guerra e perciò non comprano più molte armi, ma piuttosto  si sforzano di unire le proprie forze migliori e le proprie porzioni di sovranità per svilupparsi e crescere di continuo, in modo del tutto nuovo rispetto ai metodi di cui le lobby stesse hanno, da secoli, la privativa e il segreto.

Nonostante tutto ciò, noi ci ostiniamo a ritenere che l’”acquis comunitario” sia così robusto e sia talmente entrato nel DNA dei popoli d’Europa, nel campo giuridico come in molti ambiti economico-produttivi, socio-lavoristici e culturali, da garantire che quegli errori di percorso non lasceranno segni indelebili e tanto meno riusciranno ad arrestare un cammino, che, con convinzione, riteniamo irreversibile.

Naturalmente, nulla accade per caso o cade dal cielo; in realtà, per essere certi di una ripresa in tempi brevi di un discorso europeo a tuttotondo occorrono fondamentalmente tre cose: nuove grandi idee, una ritrovata credibilità delle Istituzioni europee, soprattutto del Parlamento Europeo, e personalità nuove, all’altezza dei grandi europeisti del passato.

Oggi, sia detto senza offesa per gli attuali vertici, le grandi menti della politica, del diritto,dell’economia e della scienza presenti in Europa non si dedicano all’idea unitaria o almeno non lo fanno in maniera adeguata alla progettazione di nuovi e grandi percorsi unitari, del che abbiamo estremo bisogno, come della loro attuazione in tempi brevi e sotto la guida di personalità capaci ed autorevoli, anche nei confronti del Resto del Mondo.

La speranza e l’augurio, che formuliamo per tutti  noi, è che quelle menti accolgano il nostro messaggio.